A pochi giorni dal delitto, stanno emergendo nuovi, inquietanti dettagli sull’omicidio di Sara Di Pietrantonio, la ragazza bruciata viva dal suo ex fidanzato Vincenzo Paduano alla Magliana, periferia di Roma, nella notte tra il 28 e il 29 maggio. Nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere con cui il gip di Roma, Paola Della Monica, ha confermato l’arresto del giovane, si legge infatti che egli l’aveva già aggredita una settimana prima, tra il 21 e il 22 maggio, davanti al suo nuovo ragazzo, che si era visto costretto a intervenire quando egli stava diventando troppo aggressivo: “Ho chiesto e intimato a Sara di salire in auto e parlare con me, io penso che finita una relazione non debba finire il rispetto di una persona, così ho preso Sara per un braccio e l’ho fatta salire in auto“, ha confessato Paduano.
Per il gip, il giovane è una persona “totalmente inaffidabile e che genera inquietudine“, e deve rimanere in carcere perché c’è il rischio di fuga o reiterazione del reato, anche non è stata “al momento” riconosciuta l’aggravante della premeditazione, contestata dal pm titolare dell’indagine, Maria Gabriella Fazi, perché, secondo quanto ricostruito, “Paduano ha utilizzato sostanza infiammabile per dare fuoco all’autovettura” della ragazza, ma non a lei, che forse, invece, si sarebbe potuta salvare se egli, invece di lasciarla bruciare e poi andarsene, avesse cercato di soccorrerla. L’accusato, durante l’interrogatorio, avrebbe infatti sostenuto di non averlo fatto intenzionalmente, ma di aver perso la testa, spiegando: “Avrei preferito esserci io al suo posto. La macchina era già accesa, gli davo fuoco io con l’accendino. Avevo versato tutto l’alcool in macchina ma Sara si era sporcata. Non ho colpito Sara. Sono scappato, mi vergognavo. Ho acceso una sigaretta, eravamo vicini, stavamo continuando a discutere, c’è stata una fiammata. Me ne sono andato. Mi vergognavo“.
Il giovane dice di non ricordare bene, anche per il fatto che assume marijuana, e a casa sua sono stati rinvenuti cinquanta grammi di hashish, ma per il gip “assume rilievo la circostanza che Vincenzo Paduano abbia dapprima lasciato in ufficio il suo telefono cellulare e ciò al fine evidente di non essere tracciabile e abbia poi lucidamente creato un’apparenza di normalità rientrando in ufficio, salutando il collega e poi rientrando a casa“, senza avere “neppure un attimo di ripensamento”. Un’amica della vittima ha inoltre rivelato agli investigatori che l’uomo avrebbe visto Sara baciarsi con il suo nuovo ragazzo e le avrebbe detto che “in qualche modo gliel’avrebbe fatta pagare“, e che la giovane, di recente, aveva cambiato la sua password del suo profilo Facebook, sperando che il suo ex, “esperto di informatica, non riuscisse ad azzeccare anche quella“.
Dall’ordinanza si apprende inoltre che, la sera del delitto, Paduano si è recato sotto casa di Sara per un incontro chiarificatore, durante il quale lei ha confermato che stava frequentando un nuovo ragazzo, Alessandro, e, quando lui se ne è andato, la madre di Sara le ha fatto i complimenti per la maturità dimostrata con Vincenzo, e lei le ha risposto che questi “è una brava persona che sta soffrendo tanto”. L’uomo avrebbe inoltre confessato: “Alcune persone con cui mi sono confidato mi avevano suggerito di dare fuoco alla macchina di Alessandro“. Intanto il procuratore aggiunto Maria Monteleone ed il sostituto Maria Gabriella Fazi hanno disposto accertamenti anche sul gps per capire gli spostamenti di Paduano, che si ritiene abbia utilizzato non solamente una bottiglietta di alcool, ma anche dell’altro liquido infiammabile. Si stanno inoltre effettuando esami tecnici sui telefoni cellulari sia della vittima che del suo assassino, che, secondo alcune testimonianze, aveva mandato a Sara messaggi e mail dal tono minaccioso, il che indurrebbe a pensare che l’omicidio possa essere stato premeditato.