Ormai è diventato un vero e proprio idolo, celebrato come se fosse un eroe d’altri tempi. In rete lo osannano, su Facebook nascono gruppi a lui dedicati. Parliamo di Gregorio De Falco, colui che era dall’altra parte della cornetta in quelle, ormai famose, telefonate intercorse dopo il naufragio del Costa Concordia tra il comandante della nave Francesco Schettino e la capitaneria di porto. De Falco, che appare stanco, provato parla per la prima volta a “Repubblica”, dopo la sciagura: “Macché eroe, dovevamo salvarli tutti” afferma De Falco. Napoletano, classe 1964, laureato in giurisprudenza, sposato con Raffaella e padre di MariaRosaria e Carla di 15 e 12 anni, De Falco è il capo della sezione operativa della guardia costiera di Livorno. L’uomo che ha gestito l’emergenza del Concordia, quando il suo comandante aveva abbandonato la nave.
“Gesù, che ho fatto di straordinario? Io ho fatto solo il mio dovere. Quello che avrebbe fatto qualunque altro uomo, donna, marinaio al mio posto quella notte” rivela De Falco. Non dorme da 4 giorni, troppo è il dolore e la tristezza per non essere riuscito a salvare tutti i passeggeri del Concordia.
Dimenticatevi di me. Smettete di parlare di me. Io ora ho solo bisogno di silenzio. L’eroe non sono io. L’eroe è il mio sottocapo Alessandro Tosi, è lui che ha capito tutto quella notte. È lui che alle 22,07 guardando un puntino verde su un monitor senza sapere nulla che non fosse una telefonata dai carabinieri di Prato mi ha detto, ‘comandante’, quella nave da crociera va troppo piano, 6 nodi… che ci fa a 6 nodi e a rotta invertita la Concordia? Comandante, chiamiamoli. Lì c’è un guaio. Un altro eroe? Sapete chi ha salvato quasi tutte le persone quella notte dopo che il comandante aveva abbandonato la nave? Un ragazzo meraviglioso del nostro elisoccorso. Marco Savastano. È questo il nome che dovete scrivere. E dovreste fare una pagina di soli nomi di marinai della Guardia costiera, della Marina militare, della Finanza, dei carabinieri, dei vigili del fuoco, della Protezione civile, che quella notte hanno dimenticato se stessi per gli altri. Savastano, dicevo. Lo hanno calato su quella nave al buio, con una muta invernale e un palmare, non una radio, non un filo con noi. Si è buttato a capofitto lì dentro senza pensare alla sua vita ma a quella di chi cercava di salvare. Si muoveva in un ambiente che non conosceva, tra suppellettili sfasciate, acqua, passeggeri che gridavano al buio. Chi è l’eroe? Io che strillavo con Schettino o lui, che ascoltava le urla di supplica di quelli che volevano essere salvati e non capivano perché perdeva tempo ad imbracare alle barelle spinali i feriti più gravi da tirare su con l’elisoccorso?
Sicuramente De Falco ha ragione. Come spesso accade, i veri eroi sono spesso le persone che non ti aspetti, quelle che non conosci e che mai conoscerai. Persone della porta accanto e che non sempre vengono celebrate per le loro gesta. In questo caso ci ha pensato lui a ricordarle, con estrema umiltà. De Falco passerà alla storia per la frase intimata a Schettino nella telefonata dell’1:46: “Vada a bordo! E’ un ordine… Cosa vuole fare? Vuole andare a casa? Guardi Schettino che lei forse si è salvato dal mare, ma io le porto veramente male. Io le faccio passare dei guai… Vada a bordo! Lei ora torna sulla prua della nave tramite la bigaccina, e mi dice cosa si può fare, quante persone ci sono e di cosa hanno bisogno. Ora!”
Tutte le testate giornalistiche lo cercano, lo riveriscono e probabilmente, prima o dopo, dovrà cedere alle pressioni mediatiche e non, cercando di riscattare l’onore a chi va per mare.