Cerchiamo di capire in cosa consiste la famosa Tobin Tax, la tassa sulle transazioni finanziarie sulla cui introduzione l’Unione Europea si pronuncerà a breve e perché non è gradita all’Inghilterra e agli Stati Uniti.
COS’E’ LA TOBIN TAX?
Messa a punto nel 1972 dal premio Nobel per l’Economia James Tobin, questa tassa prevedeva originariamente l’applicazione di un’aliquota tra lo 0,1% e l’1% sulle transazioni, cioè sugli scambi finanziari, in valuta straniera in modo da rendere stabili i mercati impedendo la speculazione e procurando al contempo risorse da impiegare ai fini della crescita globale.
PERCHE’ TUTTI NE PARLANO?
Il dibattito a livello mondiale sull’introduzione della Tobin Tax va avanti da 40 anni, tanto da portare lo stesso James Tobin, come ha ricordato recentemente il premier Mario Monti, che è stato alunno del premio Nobel, ad accostarla metaforicamente al mostro di Loch Ness, che appare per qualche momento e poi si inabissa nuovamente.
Questa volta tuttavia sembrerebbe l’apparizione definitiva: a settembre del 2011 l’introduzione della Tobin Tax è stata infatti ufficialmente proposta alla Commissione Ue e oggi, dopo circa un anno di trattative, il commissario Ue alla fiscalità, Algirdas Semeta, ha annunciato che presenterà una nuova proposta all’Eurogruppo e all’Ecofin per il 12-13 novembre.
I NUMERI DELLA PROPOSTA
La prima stesura, avanzata nel 2011, interessa circa l’86% degli scambi finanziari, con l’applicazione di due aliquote minime diverse: lo 0,1% per la compravendita di azioni e obbligazioni e lo 0,01% per le transazioni sui derivati. La norma prevede inoltre che gli Stati siano comunque liberi di applicare aliquote maggiori.
Queste impostazioni sono rimaste invariate, ma la nuova versione invece di riguardare qualunque transazione avente come soggetto operante almeno un’istituzione finanziaria di un Paese membro anche se effettuata fuori dall’Ue, sarà invece limitata soltanto ai Paesi partecipanti alla “cooperazione rafforzata” piuttosto che all’intero Eurogruppo.
COS’E’ LA COOPERAZIONE RAFFORZATA?
La cooperazione rafforzata è una procedura decisionale mirata a rendere appunto più forte la collaborazione fra alcuni Stati Ue riguardo alcuni temi specifici quali ad esempio la gestione economica, la giustizia o le tematiche sociali.
Le decisioni espresse nell’ambito della cooperazione rafforzata valgono esclusivamente per gli Stati che accettano di parteciparvi, che devono essere comunque sempre in numero superiore a 9, cioè a un terzo del totale degli Stati membri dell’Unione Europea.
Nel caso della Tobin Tax, l’Italia è entrata da poco a far parte degli 11 Paesi firmatari.
LA TOBIN TAX NON PIACE A TUTTI
La Financial Transaction Tax (FTT) non è gradita a tutti. In particolare, la più rigida opposizione viene dalla Gran Bretagna che vanta attualmente la più grande piazza finanziaria europea, dove avviene la maggior parte degli scambi valutari, con oltre il 50% delle transazioni.
Se la Tobin Tax venisse applicata all’intera Europa, il gettito arriverebbe a 57 miliardi l’anno, di cui ben 40 proverrebbero da Londra.
Va però specificato che in Gran Bretagna, così come in alcuni altri Paesi, esiste già una diversa forma di prelievo sulle transazioni finanziarie, ma l’applicazione della FTT garantirebbe una tassazione uniforme su tutto il territorio europeo.
QUALI SONO I RISCHI DELLA TOBIN TAX?
Per essere veramente efficace e frenare le speculazioni, che sono fra le cause della gravissima crisi finanziaria che il mondo si trova ad affrontare, la FTT dovrebbe essere adottata a livello globale. In questo caso sì che scoraggerebbe le speculazioni e i sistemi di trading automatico, cioè l’acquisto e la vendita di determinati titoli che scattano meccanicamente quando questi raggiungono soglie di prezzo prestabilite.
Applicata a livello Europeo, coinvolgendo tutti gli stati membri, servirebbe comunque a ridurre il volume delle operazioni sul mercato, generando risorse che verrebbero messe a disposizione dei Paesi Ue.
Alcuni economisti tuttavia ritengono che diminuendo il volume delle operazioni, i prezzi diventerebbero meno indicativi aumentando l’instabilità delle Borse.
I rischi aumentano nel caso ad applicare la Tobin Tax siano solo pochi Stati, come appunto accadrebbe con la cooperazione rafforzata, in quanto gli investitori potrebbero facilmente decidere di spostarsi su piazze più vantaggiose dal punto di vista fiscale.
PERCHE’ APPLICARLA?
Con la tassa sulle transazioni si può tentare di stabilizzare i mercati e nello stesso tempo reperire con un prelievo molto basso somme molto alte, che aiuterebbero gli Stati a fronteggiare le difficoltà economiche, ma c’è anche una motivazione etica, che consiste nel far pagare al mondo finanziario lo scotto per gli eccessi che hanno condotto a questa crisi senza precedenti.