Continua a far parlare di sé il caso di Cogne, divenuto così noto e seguito, che anche una bega fra avvocato e cliente diventa di interesse pubblico, soprattutto se l’avvocato in questione è Carlo Taormina, difensore di chiara fama, e l’oggetto del contendere è proprio il luogo del delitto.
Taormina ha rivelato alla trasmissione radiofonica La Zanzara, in onda su Radio 24, che Anna Maria Franzoni, della cui difesa si è occupato fino al 2006, prima di essere sostituito dall’avvocato Paola Savio, non ha pagato il suo onorario. La cifra si aggira intorno agli 800mila euro e pur di ottenerla l’avvocato Taormina intende adire le vie legali.
Durante la trasmissione, l’ex difensore della mamma di Cogne ha rivelato:
“Cogne mi ha portato jella, mi ha dato una marea di seccature. Dalla famiglia Franzoni non ho guadagnato neppure un euro. Anzi, sto per fare un’azione giudiziaria contro la Franzoni, voglio sequestrare la villa di Cogne.”
Grande, bellissima, in una località amena e tranquilla, fra le verdi vallate della Valle d’Aosta, nel Parco Nazionale Gran Paradiso, la casa era proprio ciò che risultava in un certo senso incongruo rispetto all’efferato delitto consumato fra le sue mura: forse anche per questo aveva ispirato tanta curiosità nell’opinione pubblica, giungendo al punto di essere rappresentata con un plastico in una famosa trasmissione televisiva. I misteri della villa di Cogne lasciano ancora perplessi, primo fra tutti il fatto che l’arma del delitto non è mai stata trovata, nonostante la villa sia stata perquisita innumerevoli volte, e probabilmente giace ancora nascosta da qualche parte, in qualche formidabile nascondiglio.
Taormina infatti ha aggiunto subito:
“E chi se la prende più quella casa se non la prendo io? Se mi pagano la casa se la tengono, altrimenti la prendo io. Se lei non ottempera a un contratto alla fine va incontro a un pignoramento. Per me resta innocente, però mi deve dare i soldi. C’è la casa. È una bella casa ma è maledetta, non ci dormirei mai. Se la prendo la rivendo subito”.