“Una follia: tanto più che, con tutta evidenza, mai bersaglio poteva essere più sbagliato”. Questo il commento di Avvenire sull’iniziativa delle associazioni statunitensi Snap (che raduna i familiari delle vittime di atti di pedofilia commessi da preti cattolici) ed il Center for Costitutional Rights che si sono rivolte al tribunale dell’Aja per denunciare il papa e numerosi vescovi e cardinali del suo più stretto entourage.
L’iniziativa non tutelerebbe in alcun modo le vittime e servirebbe:”per alzare il livello dello scontro. Che, tanto per chiamare le cose col loro nome, significa pubblicità e soldi. Non a caso i due organismi hanno già annunciato un tour europeo di sensibilizzazione. Se non ci fosse di mezzo l’orrore per quella che lo stesso Benedetto XVI ha definito una tragedia, ci sarebbe solo da buttarla sul ridere, tanto scoperta, smaccata, è la strategia mediatica scelta dai denuncianti”, spiega il quotidiano della Cei evidenziando che il denunciato, Papa Benedetto, “è lo stesso che, ancora cardinale, col suo predecessore Giovanni Paolo II segnò l’inizio dell’era tolleranza zerò riguardo a questo crimine odioso. E se oggi quella ecclesiastica è l’unica giurisdizione nella quale il reato di pedofilia non va mai in prescrizione, e neppure l’eventuale copertura dei colpevoli, è proprio in base alle norme varate allora, e poi ulteriormente inasprite dallo stesso Ratzinger, una volta divenuto Papa”. Se poi si vanno ad analizzare le accuse di stupro, violenza sessuale e tortura rivolta anche ai cardinali Bertone, Sodano e Levada e motivata con nientemeno di 20 migliaia di pagine di denuncia,che dimostrerebbero che lo stato Vaticano “tollera e permette la sistematica e diffusa protezione di chi commette abusi e molestie su minori in tutto il mondo”, allora si tratta la santa sede come un’associazione a delinquere il cui unico scopo è promuovere odiosi crimini sessuali contro i minori.
Insomma, dopo un breve silenzio diplomatico della santa sede partono le recriminazioni su accuse intese dai cardinali della Cei più come “calunnie dai fini pubblicitari”, piuttosto che come azioni legali per proteggere e risarcire le vittime di pedofilia.