La Corte Costituzionale ha bocciato, definendola “incostituzionale”, la norma Fornero del 2011, contenuta nel Salva Italia del governo Monti, che, data la “contingente situazione finanziaria“, prevedeva, per il biennio 2012-2013, il blocco dell’adeguamento delle pensioni al costo della vita per le pensioni superiori a tre volte il minimo Inps. La Consulta, infatti, nella sentenza 70 depositata oggi, con relatore il giudice Silvana Sciarra, ha sostenuto che viene “irragionevolmente sacrificato” l’interesse dei pensionati alla “conservazione del potere di acquisto delle somme percepite, da cui deriva in modo consequenziale il diritto a una prestazione previdenziale adeguato”. Erano state la Corte dei Conti e il tribunale del lavoro di Palermo a sollevare la questione, in seguito all’azione di un pensionato.
Secondo la Consulta, in sostanza, lo Stato può adoperare rivalutazioni dei trattamenti pensionistici, ma lo può fare in modo limitato, seguendo determinati criteri e bilanciando le esigenze dei conti pubblici con quelle dei pensionati. Per la Corte, sono stati violati gli articoli 36 e 38 della Costituzione riguardanti la proporzionalità e l’adeguatezza dei trattamenti. Tale sentenza avrebbe una ricaduta molto pesante sui conti pubblici, che secondo l’Avvocatura dello Stato sarebbe di circa 1,8 miliardi per il 2012 e circa 3 miliardi per il 2013. Fonti di Palazzo Chigi hanno cercato di rassicurare: “Stiamo verificando l’impatto che la sentenza della Consulta può avere sui conti pubblici, non sarà una prova facile ma non siamo molto preoccupati“.
L’ex ministro del Lavoro Elsa Fornero ha subito cercato di tirarsi fuori, ricordando che quella fu una decisione “di tutto il governo“, ritenuta necessaria per fare risparmi in tempi brevi: “Vengo rimproverata per molte cose, ma quella non fu una scelta mia, fu la cosa che mi costò di più”. La Fornero ha inoltre ricordato che proprio su questo punto si commosse fino alle lacrime durante la conferenza stampa di presentazione del “Salva-Italia”, mentre diceva di essere costretta a chiedere “sacrifici” ai pensionati, mentre sulla sentenza della Consulta si è limitata ad affermare: “La Corte avrà avuto le sue buone ragioni”.
I sindacati chiedono ora di “restituire il maltolto ai pensionati”, così come Manageritalia e Federmanager, le organizzazioni che hanno presentato ricorso alla Corte Costituzionale, i cui presidenti Guido Carella e Giorgio Ambrogioni chiedono “che si arrivi in tempi rapidi a trovare il modo per compensare le migliaia di persone danneggiate dal provvedimento e auspichiamo che da oggi in poi l’abitudine di utilizzare le pensioni per fare cassa venga definitivamente accantonata”. Il blocco dell’adeguamento delle pensioni all’inflazione aveva riguardato circa sei milioni di persone, ossia tutti coloro che percepivano una pensione superiore ai 1500 euro mensili lordi. Resta ora da vedere che cosa farà il governo, che potrebbe varare una sanatoria per rimborsare i pensionati colpiti, oppure potrebbe decidere di ricalcolare ex novo l’intera pensione spettante, anche se quest’ultima ipotesi richiederebbe più tempo.
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