Nei primi giorni dello scorso marzo, sono stati resi noti degli studi realizzati da diversi paesi – in Italia, dall’International Centre for Theoretical Physics e dall’Università di Trieste – che avvisavano di un forte evento sismico che si sarebbe verificato nella Pianura Padana come poi, purtroppo, è effettivamente accaduto. Lo stesso avviso è stato fatto anche per un violento terremoto di magnitudo 7.5 della scala Richter che, da qui ad un paio di anni, dovrebbe colpire la Sicilia e la Calabria. Né la Commissione Grandi Rischi, né il Dipartimento della Protezione Civile Sicilia, né l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia regionale hanno dichiarato nulla riguardo a questo possibile evento sismico. La Commissione potrebbe, dunque, non avere ancora studiato i dati in modo approfondito, o potrebbe ritenere non valido questo avvertimento dal punto di vista scientifico.
“Il problema è che la sismologia ufficiale fa resistenza nei riguardi di alcune teorie. Questi studi di cui si parla, a parte i limiti legati alla zona sismica molto ampia ed ai tempi estesi di accadimento, hanno una probabilità di riuscita molto alta“, ha dichiarato a Sicilia Informazioni Alessandro Martelli, ingegnere sismico e direttore dell’Enea di Bologna. Martelli ha, infatti, spesso cercato di puntare l’attenzione sul problema della prevenzione nelle aree a rischio sismico: “Si parla dei rischi legati ad un eventuale sisma nei pressi delle aree industriali di Milazzo e Priolo in Sicilia. L’interrogazione è stata trasformata in risoluzione dalla Commissione Ambiente, il 31 gennaio 2012. Poi è stata informata la Commissione Grandi Rischi. Io mi sto muovendo tra un ministero e l’altro perché si faccia qualcosa sul fronte della prevenzione“, ha precisato Martelli.
“È noto che la Sicilia sia una regione ad alto rischio sismico ma, riguardo al fatto specifico, non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione dalla Commissione Grandi Rischi. Si tratta di studi condotti da autorevoli scienziati, ma non so quanto possano essere attendibili“, ha dichiarato Giuseppe Chiarenza, dirigente del Servizio Sismico Regionale della Protezione Civile, mentre Raffaele Azzaro – responsabile dell’Unità Funzionale di Sismologia dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Catania – ha affermato: “La ricerca scientifica è un campo libero, dove ognuno segue le sue teorie ed i suoi convincimenti. Questo piccolo gruppo di ricerca, i cui studi non sono condivisi da buona parte della comunità sismologica italiana, ha comunicato, giustamente, i dati alla Commissione Grandi Rischi, che è l’organo eletto per valutare le problematiche in ambito sismologico. La risposta deve arrivare da loro“, ha concluso.
Big One o no, non è strano che un grande terremoto possa colpire qualsiasi parte dell’Italia o del mondo, quindi sarebbe opportuno puntare, immediatamente, sulla prevenzione, a prescindere da quando accadrà o meno un terremoto. Lo studio dell’International Centre for Theoretical Physics e dell’Università di Trieste solleva, dunque, il solito problema della mancata prevenzione: “Noi potevamo scegliere di star zitti. Adesso qualcuno ci accusa di allarmismo, ma l’obiettivo è cercare di dare un contributo per migliorare questo Paese, che rimane incosciente di fronte a fatti concreti e poi piange per mesi quando arriva una catastrofe“, ha concluso giustamente Martelli. Non resta che sperare che l’ennesimo appello venga raccolto, prima che sia di nuovo troppo tardi, da chi di dovere.