I giudici della sezione feriale della Corte di Cassazione, presieduta da Antonio Esposito, dopo oltre sette ore di camera di consiglio hanno emesso, nel tardo pomeriggio di ieri, la sentenza relativa al processo Mediaset che vede fra gli imputati Silvio Berlusconi. La Corte ha quindi confermato la condanna a quattro anni di reclusione per frode fiscale inflitta in appello al Cavaliere, ma ha annullato la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici, che dovrà essere rideterminata da una diversa Corte d’Appello di Milano. Confermate anche le condanne degli altri imputati, gli ex dirigenti di Mediaset Daniele Lorenzano e Gabriella Galletto e il produttore cinematografico Frank Agrama. Dei quattro anni di reclusione, tre sono coperti da indulto, e Berlusconi, che comunque non andrà in carcere per l’età avanzata, potrà scontare la pena ai domiciliari o chiedere l‘affidamento ai servizi sociali.
Per il momento, comunque, l’ex premier non verrà estromesso dalla scena politica, dato che l‘interdizione non scatterà subito. Era stato proprio il procuratore generale della Cassazione, Antonio Mura, a chiedere di ridurre gli anni di interdizione da cinque a tre, ma i giudici hanno disposto il rinvio: sulla questione si esprimerà in autunno un’altra sezione della Corte d’Appello di Milano, e sulla decisione sarà possibile ricorrere in Cassazione. Berlusconi, quindi, potrebbe rimanere senatore ancora per qualche mese. Sarà la giunta per le elezioni del Senato a doversi occupare della decadenza di Berlusconi da senatore: “C’è una condanna superiore ai due anni, per cui scatta comunque l’incandidabilità e quindi ne saremo investiti” ha spiegato il presidente della giunta, Dario Stefano.
Il Cavaliere, ieri, ha atteso la sentenza a Palazzo Grazioli, insieme ai suoi legali, e poi ha incontrato i vertici del Pdl, prima di commentare la condanna con un videomessaggio nel quale è tornato ad attaccare i magistrati: “La sentenza mi rende sempre più convinto che una parte della magistratura sia un soggetto irresponsabile”, una “variabile incontrollabile, con magistrati non eletti dal popolo, che è assurta a verio e proprio potere dello Stato che condiziona pesantemente la vita politica, dalle inchieste di Tangentopoli fino ad oggi“. Berlusconi, poi, ha ripercorso le sue vicissitudini giudiziarie, per spiegare che contro di lui vi è stato un “vero e proprio accanimento giudiziario che non ha uguali”. L’ex premier ha quindi chiaramente respinto le accuse rivoltegli nel processo Mediaset, ed ha parlato del futuro del suo partito, affermando: “Dobbiamo continuare la nostra battaglia di libertà restando in campo” e chiamando a raccolta “i giovani migliori e le energie migliori” e insieme a loro “rimetteremo in piedi Forza Italia”.
I legali di Berlusconi, Franco Coppi, Niccolò Ghedini e Piero Longo, hanno commentato in una nota: “La sentenza della Cassazione non può che lasciare sgomenti”, e hanno annunciato che valuteranno anche se ricorrere “nelle sedi europee”. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha diramato una nota chiedendo “rispetto per la magistratura“ e invitando il Paese a ritrovare comunque “serenità e coesione“. Anche il premier Letta ha chiesto che prevalga “l’interesse del Paese sugli interessi di parte”. Il segretario del Pd Guglielmo Epifani ha affermato invece: “Per quanto ci riguarda, questa sentenza va non solo come è naturale rispettata, ma va eseguita e resa applicabile“.