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Berlusconi condannato: ecco cosa succederà all’ex Premier

Berlusconi condannato: ecco cosa succederà all’ex Premier

Com’è noto l’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è stato ieri condannato a 4 anni di reclusione per frode fiscale nell’ambito del processo sull’acquisizione dei diritti tv da parte di Mediaset. La sua condanna comporta anche una pesante serie di pene accessorie. Parliamo, innanzitutto, dell’interdizione dai pubblici uffici che sicuramente è uno sbarramento al Parlamento e alla vita politica dell’ex premier, sebbene in questo momento non sia operativa. Berlusconi potrà ricandidarsi, ma se la pena diventasse esecutiva nel corso del prossimo anno, l’ex Premier sarà costretto a lasciare qualsiasi carica.

Una sorpresa, durante la lettura della sentenza da parte del giudice D’Avossa, è stata data dal fatto che immediatamente sono state pubblicate le 108 pagine di motivazione. Una procedura solitamente poco utilizzata, ma che fa ben comprendere quanto il Tribunale abbia a cuore il problema prescrizione, cercando pertanto di evitarla in ogni modo. Nel 2014, infatti, il processo sui diritti tv andrebbe in prescrizione, ma con la lettura e la pubblicazione delle motivazioni, ci sarebbe tutto il tempo un eventuale processo d’Appello e della corte di Cassazione. Questo significa che, entro settembre 2013, le condanne a Berlusconi potrebbero essere cancellate (secondo quanto ipotizzato dalla difesa) o diventare esecutive.

Ruolo in ogni caso più decisivo è quello svolto dalle pene accessorie, dalle interdizioni dai pubblici uffici fino alla gestione di aziende che trattano con l’amministrazione pubblica. Qualora le pene diventassero esecutive, Berlusconi cadrebbe da ogni carica istituzionale raggiunta nel frattempo. Per quanto riguarda il processo Ruby, l’indulto votato dal Parlamento nel 2006 ha condonato già tre anni dalla condanna complessiva di 4 anni di reclusione. Qualora Berlusconi, però, incassasse una condanna definitiva al di sopra dei 2 anni anche per il caso Ruby, ci sarebbe la revoca automatica del condono e l’esecuzione di tutte e due le pene. In siffatta circostanza, l’Agenzia delle Entrate potrebbe andare a chiedergli anche i famosi 110 milioni di euro.

 

 

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