Alcuni scienziati hanno scoperto che anche gli alberi possiedono un orologio biologico, lo stesso che causa ai viaggiatori internazionali il tanto temuto jet lag. A scoprirlo il team dell’University of Western Sydney, che giura di aver fatto una scoperta importante che potrebbe aiutare l’essere umano ad affrontare il gravoso problema del cambiamento climatico.
Il Dottor Víctor Resco de Dios dell’Hawkesbury Institute for the Environment ha dichiarato: “Se muoveste un’intera foresta da Sydney a Barcellona, tutti gli alberi soffrirebbero di jet lag. I risultati della ricerca forniscono una migliore comprensione della funzione dell’ecosistema e della sua capacità di immagazzinare carbonio, il quale è essenziale in un’epoca di cambiamenti climatici“.
La fotosintesi delle piante, infatti, risponde in maniera immediata ai cambiamenti dell’ambiente. Il cambiamento più evidente si verifica al tramontare del sole, quando non c’è nessuna fotosintesi perché non c’è luce.
Il Dottor Resco de Dios ha poi spiegato come le piante che si trovano in speciali “stanze di crescita”, con una luce ed una temperatura sempre costanti in una sorta di giorno artificiale senza fine, continuino a mostrare segni di una fotosintesi attiva. “Tutte le condizioni ambientali delle stanze sono mantenute costanti. All’inizio, le piante continuano a funzionare come se ci fossero ancora sia il giorno che la notte; successivamente, si adeguano alle nuove condizioni, ma inizialmente i loro orologi biologici persistono con la vecchia routine, proprio come accade agli esseri umani quando viaggiano da un fuso orario all’altro“, spiega.
Collaboratori internazionali in Spagna, Stati Uniti e Regno Unito hanno poi scoperto che anche un intero ecosistema può essere influenzato da tutto ciò. Gli scienziati hanno montato dei sensori nelle foreste di tutto il mondo, in modo da monitorarne l’attività attraverso i livelli di biossido di carbonio e le condizioni climatiche.
“I risultati della ricerca aiutano ad avere una migliore comprensione della funzione dell’ecosistema e della sua capacità di immagazzinare carbonio, punti fondamentali in un’epoca di cambiamenti climatici“, ha concluso il Dottor Víctor Resco de Dios.