Corrado Clini, ministro dell’Ambiente, sta valutando le ipotesi per trovare i 40 miliardi di euro necessari a contrastare il dissesto idrogeologico in Italia. Alcuni avevano ipotizzato di utilizzare un condono edilizio, che come al solito avrebbe consentito ai furbetti del mattone di regolarizzare la propria posizione in cambio di denaro contante. Il ministro Clini però non è d’accordo a premiare l’imbroglio, seppure per un giusto fine, anzi: “sono molto contrario a questa possibilità e a dirla tutta spero di inserire in una norma un divieto assoluto di farne per il futuro”.
Un taglio netto insomma con il passato, che vuole blindare anche il futuro e far smettere una pratica che ha resto per troppo tempo ridicole le leggi in materia di costruzioni e tutela dell’ambiente, visto che bastava iniziare la costruzione e poi, se anche arrivava il sequestro ed i sigilli, puntualmente nei tempi necessari alla giustizia a definire l’abbattimento della struttura abusiva arrivava il condono. Insomma, tempo e denaro sprecati dalle forze dell’ordine e della magistratura, danno ambientale ed imbroglioni nella bambagia.
Dopo l’annuncio della stretta sui condoni Clini ha proseguito il discorso sul dissesto idrogeologico: “negli ultimi 20 anni i danni da dissesto idrogeologico sono ammontati in media a 2,5 miliardi di euro all’anno. Se non si inverte il trend i danni continueranno a crescere perché gli eventi diventano più frequenti e distruttivi.”
Il finanziamento dunque rischia di andare ad aumentare il già notevole carico di tasse che sono andate a ricadere sulle spalle dei cittadini negli ultimi anni, sebbene in questo caso le risorse si riverseranno direttamente nelle casse regionali. “C’è già la possibilità di imporre un’addizionale sulle accise, le cui entrate siano vincolate alla protezione dell’ambiente nei bilanci delle Regioni. Una forma di federalismo fiscale che ha l’obiettivo di proteggere l’ambiente. Solo questa misura potrebbe portare, per le Regioni, circa un miliardo di euro all’anno.”
“C’è già la possibilità di imporre un’addizionale sulle accise – ha ricordato – le cui entrate siano vincolate alla protezione dell’ambiente nei bilanci delle Regioni. E’ una forma di federalismo fiscale che ha l’obiettivo di proteggere l’ambiente. Solo questa misura potrebbe portare, per le Regioni, circa un miliardo di euro all’anno. Un’altra soluzione può essere il credito d’imposta per le imprese che investono in progetti per il risanamento idrogeologico“.