Sarebbe dovuta sembrare una manifestazione spontanea di protesta contro il film “Innocence of Muslims”, accusato di blasfemia, quella avvenuta la scorsa notte a Bengasi, ma agli analisti statunitensi non è sfuggito un dettaglio considerato estremamente significativo: durante l’assalto all’ambasciata sono stati usati diversi RPG, che a detta di diversi testimoni hanno causato almeno dieci esplosioni.
Secondo il deputato Mike Rogers, che presiede la House Intelligence Committee, il comitato Usa di intelligence governativa, l’impiego di lanciagranate a reazione anticarro tradisce la premeditazione dell’attacco. I responsabili dunque avrebbero sfruttato la confusione creata dai manifestanti per lanciare l’assalto alla sede di rappresentanza americana.
“Questo è stato un attacco ben armato e ben organizzato”, ha dichiarato Rogers in un’intervista all’MSNBC. “E’ stato fatto fuoco diretto sul bersaglio e indiretto e sono stati usati schemi militari, tutto parte di questo attacco molto ben organizzato”.
Un giornalista televisivo libico, Firas Abdelhakim, testimone dell’accaduto, ha raccontato che si trovava a circa tre miglia di distanza dall’ambasciata, quando ha visto sopraggiungere una trentina di automobili che si dirigevano verso il compound poco prima delle 21.30. Raggiunta l’ambasciata, ha visto circa 50 uomini armati radunare coloro che non portavano bandiere né scandivano slogan. A quel punto ha chiesto loro chi fossero e quelli si sono autodefiniti “musulmani che difendono il Profeta”, “un gruppo di giovani musulmani in difesa dell’Islam”.
Abdelhakim dice di aver notato anche il February 17 Battalion, le forze di sicurezza che proteggevano il compound, una struttura fortificata con alcuni edifici, una piscina e una torre di guardia, cui si accede mediante una strada non asfaltata di uno dei più prosperi distretti residenziali di Bengasi.
Secondo alcune testimonianze rese dai locali, per il compound non erano mai state prese misure di sicurezza maggiori di quelle presenti al momento dell’attacco.
Tra le 22.30 e le 23.00 sono iniziati gli scontri che hanno portato alla morte dell’ambasciatore statunitense Christopher Stevens e di altri tre americani, un funzionario e due marines.
Il Presidente Obama durante una conferenza stampa ha annunciato l’imminente invio di due squadroni di marines addestrati contro il terrorismo, chiarendo che “giustizia sarà fatta”, ma che i legami fra Stati Uniti e Libia “non si romperanno”.