Cresce la tensione al confine fra la Siria e la Turchia, con i militanti dell’Isis che si apprestano a conquistare Kobane, città siriana di popolazione curda. I jahidisti sono entrati da sud-ovest, conquistando edifici e punti d’attacco in tre lati, e negli scontri di lunedì, stando a quanto riportato dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, sono stati uccisi 34 miliziani dell’Isis e 16 peshmerga. Per il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, Kobane è “sul punto di cadere” nelle mani dei jahidisti, ed è quindi “necessario” un intervento di terra in Siria ed in Iraq, dato che i raid aerei si sono rivelati inutili. Erdogan vorrebbe inoltre la garanzia che l’azione internazionale porti alla rimozione del regime siriano di Bashar al-Assad, suo grande nemico.
La Turchia, però, è al momento restìa a fornire un appoggio diretto ai guerriglieri curdi dell’Ypg, l’ala militare del Partito dell’Unità democratica (Pyd), dato che questo è alleato del Pkk, il Partito dei lavoratori del Kurdistan, che vuole l’indipendenza dalla Turchia. Anche per Staffan de Mistura, inviato dell’Onu in Siria, la comunità internazionale deve “agire subito” per difendere Kobane in procinto di finire nelle mani dell‘Isis. Nei pressi di Kobane, in territorio turco, sono intanto presenti da giorni diecimila soldati e decine di carri armati turchi che aspettano l’ordine di entrare in azione, ma il premier Ahmet Davatoglu ha spiegato che la Turchia interverrà “solo se la strategia degli Stati Uniti includerà un piano per il dopo Assad”. Intanto milioni di persone sono scese nelle piazze di tutto il mondo per solidarietà con i curdi, ma in Turchia la protesta si sta tramutando in una rivolta con scontri in diverse città.
Secondo quanto riferito dai media arabi, un giovane dimostrante è rimasto ucciso da un proiettile sparato dalla polizia ed un altro ferito da colpi di arma da fuoco nella provincia orientale turca di Mus Varto. Vi sarebbero state vittime anche negli incidenti verificatisi a Diyarbakir, la città a maggioranza curda più grande del paese. Violenti scontri tra dimostranti e forze dell’ordine sono avvenuti anche a Kadikoy, nel distretto di Istanbul, e si sono avute manifestazioni anche ad Ankara, Antakya, Antalya ed altre città. In tutto le vittime sarebbero dodici. A Bruxelles un centinaio di mnanifestanti curdi ha fatto irruzione nella sede del Parlamento Europeo, forzando i cordoni di polizia e fermandosi poi al terzo piano, in un punto centrale dell’edificio, per richiamare l’attenzione sulla loro situazione.
L’irruzione ha causato diversi feriti tra le forze di sicurezza. Secondo l’agenzia Fides, nella notte tra domenica e lunedì, nel villaggio di Knayeh, in Siria, vicino al confine con la Turchia, sono stati rapiti un parroco e venti cristiani. E’ invece scampata al rapimento suor Patrizia Guarino, una suora italiana originaria della provincia di Avellino e missionaria in Siria. Intanto l‘Isis continua a reclutare aspiranti jahidisti in tutto il mondo: sabato è stato arrestato all’aeroporto di Chicago un cittadino americano di 19 anni con l’accusa di aver tentato di partire per la Turchia per passare clandestinamente in Siria ed in Iraq ed “unirsi ai terroristi” dell’Isis. In Giappone, invece, la polizia ha fermato uno studente musulmano sospettato di voler aderire all‘Isis.