Ieri sera i cinque candidati alle primarie del centrosinistra si sono affrontati su Sky Tg24, negli studi di Xfactor. Alla domanda su chi fossero i propri personaggi ispiratori, i modelli simbolo, hanno trionfato i cattolici. Tabacci ha indicato Alcide De Gasperi e Giovanni Marcora, Laura Puppato ricorda Tina Anselmi e Nilde Iotti. Matteo Renzi propone Nelson Mandela e una blogger ventinovenne tunisina, Lina. Nichi Vendola cita il Cardinale Carlo Maria Martini e Pier Luigi Bersani ha indicato Papa Giovanni XXIII. Ha poi aggiunto: “Ma poi devo spiegare perché”. Che però il leader del maggiore partito di sinistra italiano, nonché ex comunista, abbia voluto scegliere proprio un Papa come modello ispiratore “di sinistra” ha generato riflessioni e battute.
In ogni caso, Bersani aveva indicato già il perché Papa Roncalli, in carica tra il 1958 e il 1963, fosse il suo modello ispiratore nel libro di Ivan Scalfarotto “Ma questa è la mia gente”, pubblicato lo scorso settembre. Bersani ritiene che bisogna farsi avanti con un cambiamento e con una rassicurazione. Secondo il leader di sinistra chi ha interpretato benissimo questo ruolo è stato papa Giovanni.
Papa Giovanni è però interessante come modello perché lui, pur essendo stato eletto come un anziano pontefice di transizione, quando ha preso possesso degli strumenti per fare il papa li ha usati fino in fondo. Come convocare un Concilio rivoluzionario, una cosa che non si vedeva dal Concilio di Trento. Roncalli disse: «Vecchio o non vecchio, ora sono il papa, e faccio il papa», lasciando probabilmente i suoi grandi elettori con un palmo di naso e andando ben al di là del mandato che gli era stato affidato.
Aggiunge Bersani:
Sì, ma come l’ha fatto? L’ha fatto cambiando e rassicurando a un tempo. Vero che andava nelle carceri, vero che ha fatto un cardinale nero, vero che ha convocato il concilio. Però, mentre faceva tutto questo, diceva: «… e quando andrete a casa date una carezza ai vostri bambini», recuperando sempre nel suo messaggio un qualcosa di rassicurante. Certamente c’è una sinistra conservatrice, non c’è dubbio. Magari nobilmente conservatrice. E quante sconfitte ha subito la sinistra per essersi attardata su certi temi! Da lì, però, a dire che il cambiamento di per sé va bene ce ne passa. Guardiamo agli ultimi quindici anni della nostra storia: quello è un caso evidente di cambiamento da correggere.