Si è conclusa l’indagine per l’omicidio di Yara Gambirasio con il rinvio a giudizio di Massimo Giuseppe Bossetti, con l’accusa di omicidio volontario e le aggravanti di sevizie e crudeltà e per aver agito approfittando di circostanze di luogo e tempo ( una località deserta e con il buio) che rendevano nulle le possibilità di difesa e di soccorso per la vittima. Per la procura di Bergamo, infatti, Bossetti sarebbe stato consapevole del rischio a cui ha esposto Yara abbandonandola ancora viva nel campo di Chignolo, dopo averle provocato ferite che l’hanno poi portata alla morte, anche per lo shock termico.
Gli inquirenti sono giunti alla conclusione che l’uomo sapesse che, lasciando li la ragazzina ferita ma ancora viva, ella sarebbe morta, per il fatto che Bossetti conosceva bene quel luogo e sapeva anche che la vicina discoteca avrebbe aperto solo molte ore dopo e che nessuno dei frequentatori della discoteca sarebbe arrivato fino a quel campo dove aveva lasciato la giovane. Il cadavere di Yara fu infatti rinvenuto in quell’area il 26 febbraio 2011. Negli atti depositati si sostiene inoltre che l’uomo abbia una spiccata capacità di mentire, perché avrebbe simulato di avere un tumore al cervello e di dover quindi effettuare la chemioterapia per assentarsi dal cantiere edile in cui lavorava e svolgere alcuni lavoretti per conto proprio. Finisce in questo modo un’indagine che ha visto susseguirsi una serie di colpi di scena, alternativamente a favore e contro l’imputato.
Se in un primo momento il Test del DNA, da tracce di sangue di Bossetti trovato su Yara, era sembrato una prova definitiva, successivamente questo test era stato reso meno valido dalla constatazione dell‘assenza di una parte del DNA, quello mitocondriale dell’imputato, fatto difficilmente spiegabile e che sarà certamente uno dei punti forti dalla difesa. Tuttavia negli ultimi mesi sono aumentati gli elementi indiziari a carico dell’imputato. L’ultimo, reso noto in questi giorni, il testo del colloquio in carcere con la moglie. La donna avrebbe insistito :”Perché sei stato visto aggirati a lungo intorno alla palestra?” Bossetti non sa spiegarlo, non ricorda. Del tutto recentemente è stato reso noto un altro elemento: Bossetti sarebbe ripassato una seconda volta, esattamente alle 19,51, vicino alla palestra della vittima, quindi presumibilmente dopo il delitto.
Inoltre, secondo il settimanale “Giallo”, due ragazzine, prima della morte di Yara, avrebbero denunciato di essere state molestate da un uomo “che girava col furgone bianco proprio nel piccolo centro del bergamasco”. L’indagine non prosegui, ma dopo l’arresto di Bossetti le due ragazzine avrebbero ricollegato la sua faccia a quella del molestatore, e una delle due avrebbe aggiunto: “L’uomo aveva capelli biondi corti e il pizzetto“, e somiglierebbe quindi a Bossetti. Alcuni giorni fa, poi, quest’ultimo sarebbe stato intercettato in carcere che spiegava di non confessare “per la famiglia”. In conclusione ,se verrà messa in dubbio dalla difesa la prova del DNA, gli indizi contro l’imputato sono molto rilevanti. Un ultimo reato sarà contestato all’imputato: quello di aver accusato ( reato di calunnia) dell’omicidio un collega, Massimo Maggioni, nel corso degli interrogatori.