Cercate lavoro e dunque inviate curricula a destra e a manca via internet o con le vostre mani? Avete deciso di affidarvi alle agenzie interinali? Siete iscritti nei Centri per l’impiego? Leggete gli annunci di giornale? Tutto inutile, o quasi. Anche se non c’era certo bisogno che fossimo noi a ricordarvelo.
Le aziende italiane, per assumere, preferiscono di gran lunga affidarsi alle conoscenze personali piuttosto che ai cv inviati da sconosciuti, alle società di lavoro interinale o ai centri per l’impiego (che nel nostro paese non sono che un mastodontico carrozzone). E’ ciò che emerge dall’ultima indagine condotta da Unioncamere e dal ministero del Welfare. In base all’analisi, emerge che nel 2010 più di sei imprese su dieci (il 61,1%) per la selezione dei dipendenti hanno fatto ricorso al canale informale, ossia alla conoscenza diretta e alle segnalazioni di persone di fiducia. Nel 2009 il dato si attestava al 49,7%. Per certi aspetti si tratta di cifre paradossali. Infatti i numeri stanno a significare che, se da una parte si invia un numero sempre maggiore di curricula via internet, dall’altra parte alle imprese interessano assai poco.
“Il clima economico ancora incerto spinge evidentemente le imprese alla massima cautela nella selezione di nuovi candidati – si legge nel rapporto di Unioncamere e ministero del lavoro. – La conoscenza diretta, magari avvenuta nell’ambito di un precedente periodo di lavoro o di stage, e il rapporto di fiducia da essa scaturito diventano quindi premianti ai fini dell’assunzione”, spiega il rapporto.
Dunque i curricula inviati on line o consegnati a mano non servono a nulla? Non è esattamente così: a qualcosa ancora servono. Nel 2010 le imprese hanno utilizzato questo strumento di assunzione nel 24,6% dei casi. E i vecchi annunci sui giornali? Non contano più quasi nulla: 2,3%. Alle agenzie interinali si fa ricorso per il 5,7% del personale assunto. Peggio ancora riescono a fare i Centri per l’impiego (già Uffici di collocamento), che si attestano a un misero 2,9%.
L’indagine proposta dalle Camere di Commercio e dal ministero del lavoro dice ancora che, più piccola è l’azienda, maggiore è la probabilità che si faccia ricorso alle conoscenze dirette e indirette del personale da assumere.