Terrore in Thailandia dove nel centro di Hua Hin, uno dei luoghi più frequentati dai turisti di tutto il mondo e molto amato soprattutto dai britannici, si sono susseguite due esplosioni a distanza di circa trenta minuti l’una dall’altra. Gli ordigni erano nascosti in vasi di piante e sono stati attivati da telefoni cellulari. L’attacco ha poi investito altre località turistiche con la stessa modalità, per un totale di cinque esplosioni, che hanno causato quattro morti e circa quaranta feriti, tra cui due italiani.
L’attentato in Thailandia ha macchiato di sangue la vigilia dell’ottantaquattresimo compleanno della Regina Sirikit ed è avvenuto a meno di una settimana dall’anniversario dell’attentato che nel cuore del quartiere commerciale di Bangkok causò venti morti e più di cento feriti. “Ero a due metri dalla bomba, mi sono girato proprio un istante prima“, ha raccontato il genovese Andrea Tazzioli, 51 anni, operato d’urgenza alla schiena dove gli si era conficcata una scheggia. L’altro italiano, Lorenzo Minuti, 21 anni, è stato portato al pronto soccorso, ma è stato dimesso in serata.
Le autorità di Bangkok cercano in tutte le maniere di evitare che all’episodio venga accostato il termine terrorismo, dato che si teme il terribile impatto che potrebbe avere sul turismo e di conseguenza sull’economia del paese, che accoglie ogni anno circa trenta milioni di stranieri e che per la maggior parte deve il proprio sostentamento proprio al settore turistico. Il portavoce della polizia nazionale, Piyapan Pingmuang, ha infatti dichiarato: “Non è un attacco terroristico, ma un sabotaggio locale limitato ad alcune aree e province“. La teoria delle autorità potrebbe essere corretta, dato che sono in corso da circa dodici anni degli scontri armati tra il governo thailandese ed un ristretto gruppo di separatisti che rivendicano l’indipendenza di alcune province meridionali della Thailandia, che però non si sono mai spinte nelle zone frequentate dai turisti e si sono verificate sempre nelle aree di conflitto.
Un’altra ipotesi vuole che i responsabili di questo bagno di sangue siano alcuni membri della dissidenza fedeli all’ex premier Thaksin Shinawatra, che non avrebbero visto di buon occhio l’approvazione di una Costituzione fortemente voluta dai militari approvata pochi giorni prima.
Nel frattempo, il primo ministro thailandese Prayuth Chan-ocha ha decretato lo stato d’allerta, invitando la popolazione a evitare assembramenti nei luoghi affollati, cerimonie pubbliche e limitare gli spostamenti non necessari.