La RAI vuole battere cassa sulle persone colpite dai due devastanti terremoti in Emilia, che continuano a farsi sentire giornalmente con “scosse di assestamento” di importanza notevole. Le popolazioni emiliane che devono subire scosse sismiche continue, vivere in tende al caldo e con la paura, soffrire al pensiero dei cari persi, stare lontani dalle proprie abitazioni o averle perse insieme ai ricordi e ai sacrifici di una vita intera, adesso dovranno vedersela anche con la RAI che pretende il pagamento del canone.
La denuncia è arrivata dopo essersi visti recapitare l’avviso di pagamento con bollettino postale allegato, per il semplice possesso di un PC: “Hanno iniziato a chiedere soldi ai veterinari nelle zone colpite dal sisma“, hanno fatto sapere dall’Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani. Una richiesta di cattivo gusto ed anche illegittima in quanto, solo un mese fa circa, il ministro per lo Sviluppo Economico, Corrado Passera, era intervenuto sulla questione – a seguito delle richieste di pagamento, da parte della RAI, a chiunque fosse in possesso di un apparecchio in grado di ricevere programmi televisivi o radiofonici – specificando che l’unico obbligo vige per gli apparecchi dotati di sintonizzatore escludendo, quindi, PC, laptop, tablet e smartphone. La RAI sembra, però, non aver preso in considerazione la decisione.
Rinasce anche la questione sulle spese a carico dei terremotati, come quelle delle case da demolire. Il decreto del governo del 15 maggio fa riferimento ad assicurazioni a carico dei privati per la copertura dei rischi causati dalle calamità naturali. I terremotati emiliani dovrebbero, dunque, avere una polizza assicurativa in grado di coprire il risarcimento, ma anche le demolizioni. In questi giorni, infatti, molti sfollati hanno cominciato a vedersi recapitare i primi conti per le demolizioni delle loro abitazioni: “Conti anche fino a 50 mila euro. È assurdo che un cittadino, che ha perso tutto, debba farsi anche carico delle demolizioni per un evento che non ha creato lui“, denunciano i sindaci.
Intanto, pare che la Regione Emilia sapesse del rischio di terremoti nella zona. A renderlo noto, è stato il quotidiano Libero, che ha studiato i documenti nei quali si parlava dei permessi da concedere alla società ERG Rivara Storage SRL e che citavano proprio il rischio di terremoti in Emilia. Nelle delibere, infatti, si legge:
“L’area individuata è al culmine di una struttura geologica sepolta, considerata attiva da molti autori ed è soggetta ad una sismicità che può essere definita media, in quanto interessata da terremoti storici di magnitudo maggiore del grado 5 della scala Richter. L’area è interessata da strutture tettoniche attive con evidenze anche in superficie. L’attività recente e, forse, attuale della Dorsale Ferrarese è indicata da alcune evidenze nella morfologia di superficie“.
Viene spontaneo continuare a domandarsi cosa si attende per iniziare con la messa in sicurezza del territorio. La vita sta riprendendo – seppur, lentamente – e, come previsto, l’argomento scivolerà ancora una volta nel dimenticatoio di politici e cittadini, in attesa di un’altra tragedia annunciata.