I minatori della Carbosulcis, dallo scorso 26 agosto asserragliati a circa 373 metri di profondità, impedendo l’accesso ai pozzi con pezzi di carbone e mezzi meccanici, hanno deciso di sospendere la loro occupazione. L’obiettivo della protesta era quello di convincere il Governo a sbloccare il progetto di rilancio della miniera che avrebbe luogo con la produzione di energia pulita dal carbone, attraverso la cattura e lo stoccaggio di CO2 dal sottosuolo. Si tratterebbe di un finanziamento da 200 milioni di euro in collaborazione con l’Enel per realizzare nell’impianto un deposito di stoccaggio per l’anidride carbonica.
La decisione è stata presa dai minatori a seguito dei risultati degli incontri che si sono svolti venerdì a Roma. In tale circostanza, il ministero dello Sviluppo ha lasciato aperto un piccolo spiraglio di speranza. Per cui, la miniera non subirà la sospensione dell’attività al 31 dicembre. Al termine della riunione con il Governo, le parti si sono accordate per decidere di proporre al Parlamento la proroga della scadenza prevista dalla legge 99 del 2009, relativamente al bando di affidamento della concessione per prolungare il lavoro nella miniera. Come ha anche spiegato il sottosegretario allo Sviluppo Claudio De Vincenti, in questo modo l’attività potrebbe anche non smettere a fine anno e “si potrebbero anche ottenere delle proroghe di sei mesi fino, al massimo, ad un anno”.
In ogni caso l’assemblea dei minatori, che si è tenuta questa mattina, ha deciso comunque di proseguire la mobilitazione in modo da riuscire ad ottenere garanzie sul rilancio della miniera esul progetto carbone-centrale Sulcis che il governo ha chiesto alla Regione di rivedere, in modo che possa essere davvero considerato realizzabile da un punto di vista economico. L’agitazione e la protesta dei minatori passerà per la discarica di gessi e ceneri provenienti dalla vicina Enel. Si tratta di residui di energia provenienti dalla lavorazione del carbone utilizzato per produrre energia.