Con un comunicato congiunto, le Rsu di Fim (Federazione Italiana Metalmeccanici della Cisl), Fiom (Federazione Impiegati Operai Metallurgici della Cgil) e Uilm (Unione Italiana Lavoratori Metalmeccanici della Uil) hanno accusato l’azienda lamentando scarse condizioni di sicurezza e rischi per la salute: “Nonostante siamo intervenuti più volte con i preposti di GRF e Acciaieria 1 – è scritto nella nota congiunta dei sindacati – ancora oggi ci troviamo di fronte ad un’attività che i tagliatori del Grf stanno svolgendo in Acciaieria 1 in mancanza di qualsiasi sicurezza e in assenza dell’impianto di aspirazione con la totale fuoriuscita di fumi rossi all’interno del capannone stesso. Tutto questo accade con il consenso continuo dei preposti che si disinteressano delle conseguenze”.
Il sito inchiostroverde ha riportato anche le dichiarazione di Piero Vernile, Rsu Uilm, secondo il quale: “Si continua a giocare con la salute delle persone e con l’ambiente come se nulla fosse”, corredando l’articolo con l’immagine di una intensa coltre di fumo. La foto, di presunta fonte operaia, documenterebbe la situazione di alcuni reparti.
Tuttavia, l’azienda assicura che nel reparto bilico 8 dell’Acciaieria 1, dove viene svolta l’attività del taglio di acciaio eccezionale, è presente una cappa di aspirazione sempre funzionante. Non è vero, dunque, che il personale in servizio presso quest’area operi in mancanza di qualsiasi sicurezza.
Sempre secondo l’azienda, per quanto riguarda i preposti gli interventi vengono svolti nel rispetto delle relative procedure di stabilimento in termini di ambiente e sicurezza.
A suffragare la versione dell’ILVA ci sono anche varie testimonianze di dipendenti, tra cui quella di Saverio Sandi, che dal 2015 è Responsabile controllo operativo ambiente ecologia (COAE) in Acciaieria 2. Una figura professionale introdotta proprio per colmare precedenti lacune. Il COAE ha vari compiti: controllo delle emissioni, verifica dei paramenti delle acque, supervisione sulla gestione dei rifiuti, preparazione delle pratiche per i rapporti con gli enti certificatori esterni. Un netto cambio di filosofia aziendale: non più solo attenzione alla produzione e al profitto, ma anche e soprattutto alla salvaguardia dell’ambiente e della salute.
Una svolta che per ora non ha ancora accontentato i sindacati, le cui accuse sembrano in questo caso fuori luogo.