Il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola ha siglato un protocollo d’intesa con il provveditorato dell’amministrazione penitenziaria per la Puglia ed il centro di giustizia minorile per definire delle forme di collaborazione fra l’ordinamento sanitario e quello penitenziario.
“La Costituzione proibisce che si possa aggiungere altra pena alla privazione della libertà personale. La pena deve servire al reinserimento del soggetto, ma questo non avviene in Italia dove ci sono 70mila detenuti, e in Puglia dove la capienza è arrivata al doppio di quella consentita” ha detto il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola.
Il protocollo arriva con il cambio di gestione dall’amministrazione carceraria alle Asl e quindi alla competenza delle Regioni. Come per il sovraffollamento il problema è sempre la mancanza di fondi, che rischia seriamente di creare una grave deficienza che potrebbe rendere il soggiorno in carcere un’esperienza pericolosa per la salute. Vendola ha continuato:“il rischio è che in questo contesto di tagli alla spesa sociale si arrivi a non accorgersi più di ciò che accade nelle carceri.”
“Con questo documento arriveremo a garantire i livelli essenziali di assistenza per i nostri detenuti garantendo esigenze di sicurezza in un contesto difficoltoso dovuto soprattutto al sovraffollamento che non solo è lesivo della dignità umana ma favorisce anche lo sviluppo di patologie gravi come la tubercolosi. Questo protocollo servirà per l’individuazione di luoghi in cui praticare le prestazioni sanitarie, quali modalità praticare, definire la carta dei servizi, ideare programmi di formazione congiunta” ha detto il responsabile del servizio di assistenza e prevenzione territoriale dell’assessorato alla Salute della Puglia Fulvio Longo.
Ha presenziato e firmato il protocollo anche Giuseppe Martone, provveditore dell’amministrazione penitenziaria della Puglia, con Francesca Perrini, direttore del centro di giustizia minorile regionale. Quest’ultima ha sottolineato le problematiche inerenti in particolare i minorenni: “spesso sono o assuntori di sostanze stupefacenti o soggetti con disturbi mentali o ancora peggio, con entrambe i disagi. La prevenzione in questo contesto passa sia attraverso il sostegno al diritto alla salute che la cura di comportamenti antisociali”.
Secondo l’assessore alla Salute Tommaso Fiore il problema è il “Piano di Rientro” che blocca tutti gli sforzi verso questo indirizzo: “la tubercolosi che impera nelle nostre carceri è un marker di povertà che deve riattivare la nostra attenzione”.