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Ryanair indagata per evasione in Italia

Ryanair indagata per evasione in Italia

Ryanair è indagata dalla procura di Bergamo, che ha iscritto Michael O’Leary – amministratore delegato della compagnia irlandese – ed il dirigente Juliusz Komorek – braccio destro di O’Leary per gli affari legali – nel registro degli indagati: il motivo è quello di aver omesso il versamento dei contributi per aver assunto, a Dublino, 220 dipendenti di stanza a Orio al Serio, assoggettandoli alla tassazione irlandese che è molto inferiore a quella italiana. La contestazione arriva dal pubblico ministero Maria Mocciaro.

Secondo i calcoli dell’INPS e della DPL (Direzione Provinciale del Lavoro) di Bergamo, questo avrebbe portato ad un danno di quasi 12 milioni di euro; cifra stimata al ribasso, secondo gli ispettori, in quanto si basa sui nominativi dei dipendenti consegnati da Ryanair. Secondo il database della Polizia di Frontiera, infatti, dal 2003 al 2010, sarebbero passati oltre 900 dipendenti della compagnia irlandese dallo scalo di Bergamo. L’imponibile evaso sarebbe, dunque, molto più consistente ed una parte di esso non potrà più essere riscossa, perché finita in prescrizione.

La compagnia di Dublino – che ha sempre sostenuto di non dover pagare le tasse in Italia, non avendo qui una stabile organizzazione – aveva 90 giorni di tempo per regolarizzare la sua posizione per le presunte irregolarità nell’assunzione dei dipendenti Ryanair: pagare i contributi in questione avrebbe, infatti, estinto il reato. Ryanair, però, non ha pagato nulla, in quanto sostiene di essere nel giusto: gli equipaggi operano a bordo di aerei irlandesi e non svolgono alcuna attività lavorativa in Italia, il che significa niente contributi nel nostro Paese.

La Procura, però, non concorda; anche se le altre compagnie aeree estere hanno, effettivamente, una postazione italiana ed assumono i dipendenti secondo le regole italiane – ad esempio, Air France Italia o Lufthansa Italia – e Ryanair fa firmare i contratti a Dublino, dove la tassazione sugli stipendi è intorno al 12 per cento circa contro il 37 per cento nostro. Nonostante ciò, però, i dipendenti Ryanair lavorano e vivono qui – uno dei requisiti per l’assunzione è il domicilio entro un’ora dall’aeroporto – ed usufruiscono delle prestazioni sanitarie per loro e per le loro famiglie; secondo l’accusa, quindi – oltre a pagare le tasse a Dublino – Ryanair sarebbe anche colpevole di aver scaricato all’Italia i costi dell’assistenza sanitaria dei propri dipendenti.

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  1. Pingback: Anonimo

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