I soldi dei finanziamenti pubblici dei partiti ai quali questi ultimi avevano deciso di rinunciare in modo da poterli destinare alle popolazioni terremotate dell’Emilia Romagna, potrebbero ritornare nelle casse degli stessi partiti. Il problema sta tutti nei tempi. Il provvedimento, infatti, è all’esame della Commissione Affari Costituzionali del Senato e potrebbe essere approvato entro il 30 giugno.
Se così fosse la “rata” relativa a luglio dei finanziamenti pubblici andrebbe comunque ai partiti, senza poter essere destinata in alcun modo alla ricostruzione. L’allarme è stato lanciato dal Presidente della Commissione Affari costituzionali del Senato Carlo Vizzini, a nome di tutti i gruppi. Ragion per cui, l’unico modo per poter effettivamente garantire i 91 milioni di euro alle popolazioni terremotate sarebbe l’adozione di un decreto legge che il Governo dovrebbe varare nel prossimo Consiglio dei Ministri. Questo perché, a norma dell’art. 77 della Costituzione, il Governo può adottare in casi straordinari di necessità e di urgenza dei provvedimenti aventi forza provvisoria di legge, che il giorno stesso dev’essere presentato alle Camere per la conversione. Sicuramente la destinazione di soldi alle vittime del terremoto in Emilia è da considerarsi pertanto situazione estremamente urgente
Il decreto legge andrebbe in tal modo a differire d’ufficio il termine di maturazione della rata di finanziamento pubblico ai partiti prevista per luglio, evitando così che l’iniziativa venga del tutto resa vana. Il sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento Antonio Malaschini è stato uno dei primi ad accorgersi del problema.
Come riferito da Vizzini: “La commissione ha accolto, compatta, il rilievo e ha sollecitato a sua volta il Governo a emanare un decreto per risolvere la questione”. La proposta ha poi riscontrato il parere favorevole del potere esecutivo. Prevedibilmente non mancano le polemiche. “È una vergogna”, ha commentato il senatore repubblicano Antonio Del Pennino.
Mentre i senatori Stefano Ceccanti (Pd) e Carlo Sarro (Pdl), relatori del ddl sul finanziamento ai partiti, hanno dichiarato: “Evitiamo polemiche pretestuose. Se tutte le forze politiche avessero concordato l’immediata approvazione del testo giunto dalla Camera non ci sarebbe stato alcun problema”.