Il premier Matteo Renzi ha incontrato questa mattina i leader di Cgil, Cisl e Uil per discutere del “Jobs Act”, e al termine del vertice si è mostrato decisamente ottimista, e ha parlato di “sorprendenti punti d’intesa” con i sindacati e annunciato che il governo recepirà nell’emendamento al disegno di legge i “condivisibili suggerimenti” della minoranza del Pd sul reintegro per i licenziamenti discriminatori e disciplinari, sulla regolazione della rappresentanza sindacale e su un ampliamento della contrattazione decentrata ed aziendale. In conferenza stampa, il premier ha poi ribadito la sua linea: “Siamo assolutamente disponibili alle opinioni di chiunque, l’importante è che si vada avanti. Miglioriamo se c’è da migliorare ma il Paese deve cambiare e non ci faremo bloccare da veti o opinioni negative”.Renzi ha poi annunciato che “si voterà domani la fiducia” sul Jobs Act, e si è detto “convinto che sia naturale che tutti” nel Pd “votino come sempre accaduto. Non temo agguati. Ove ci fossero li affronteremo“.
Il premier ha aperto l’incontro con un’introduzione di otto minuti, durante la quale ha spiegato che “il paese ha bisogno di un clima di fiducia”, ha illustrato gli altri punti in discussione oltre all’articolo 18, come il salario minimo e la rappresentanza sindacale, ed ha annunciato che nella legge di stabilità verrà inserita una quota aggiuntiva di 1,5 miliardi per estendere gli ammortizzatori sociali. Il presidente del Consiglio non sembra però aver affatto convinto la leader della Cgil Susanna Camusso, che ha commentato: “L’unica vera novità dell’incontro di oggi è che ci saranno altri incontri. Le altre sono cose note“. Renzi avrebbe infatti promesso ai sindacati un altro vertice con lui e con il ministro Giuliano Poletti sullla riforma del lavoro, oltre a quello, già previsto per il 27 ottobre, con il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan per discutere della legge di stabilità.
La Cgil ha poi ribadito “il giudizio negativo sul modo in cui si sta proponendo l’intervento sul lavoro e troviamo tutte le conferme della necessità della manifestazione del 25 ottobre”. Sull’incontro di oggi con il premier vi è però una spaccatura nei sindacati, con il segretario generale aggiunto della Cisl Anna Maria Furlan che ha detto invece di aver “riscontrato una disponibilità al confronto”, mentre il segretario generale della Uil Luigi Angeletti ha affermato: “Oggi il presidente del Consiglio ha fatto una scelta simbolicamente diversa, in discontinuità con i mesi precedenti“. Cisl e Uil hanno fatto sapere inoltre che non manifesteranno con i sindacati il 25 ottobre. Intanto, con la decisione del governo di porre la fiducia, la sinistra Pd sembra ritornare in parte nei ranghi, pur mantenendosi critica sul “Jobs Act”.
Pierluigi Bersani ha infatti affermato: “La fiducia è una forzatura ma saremo leali”. Pippo Civati, invece, ha scritto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per lamentare una fiducia che “impedisce ogni confronto reale” in Parlamento e per invitare il capo dello Stato a un richiamo “a un maggiore rispetto dei ruoli e le prerogative istituzionali”. Civati ha inoltre annunciato: “Alcuni senatori per propria iniziativa non parteciperanno al voto”. Intanto in Senato questa mattina è mancato quattro volte il numero legale per il voto sul Jobs Act, numero legale che è stato raggiunto nel pomeriggio, consentendo di riprendere la discussione.