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Preoccupazione per Venezia, la città sprofonda sempre più velocemente

Preoccupazione per Venezia, la città sprofonda sempre più velocemente

Una ricerca guidata dall‘Istituto Scripps di Oceanografia dell’Università della California a San Diego ha confermato che la bellissima città di Venezia si sta inabissando e ci dice anche di quanto. Anche se gli studi precedenti avevano scoperto che la splendida città lagunare si era ormai stabilizzata, nuove misurazioni indicano che la città continua ad affondare e ad inclinarsi leggermente verso est.

“Venezia sembra continuare ad abbassarsi ad una velocità di circa 2 millimetri all’anno. È un piccolo effetto, ma importante. Dato che il livello del mare è in aumento nella laguna veneta, anche a 2 millimetri l’anno, il lieve abbassamento raddoppia la velocità con cui le altezze delle acque circostanti sono in aumento rispetto alla quota della città stessa” ha dichiarato Yehuda Bock, ricercatore della Scripps Institution of Oceanography della UC San Diego e autore principale della ricerca che ha aggiunto: “La componente principale del cedimento è quella tettonica, con la placca adriatica che sta scivolando sotto gli Appennini, anche se il compattamento dei sedimenti sotto la città rimane un fattore importante”. I ricercatori hanno ipotizzato che nei prossimi 20 anni, qualora Venezia continuasse a inabissarsi allo stesso ritmo di quello attuale, la città potrebbe sprofondare fino a 80 mm rispetto al livello del mare.

Bock ha lavorato insieme ad altri ricercatori dell’University of Miami in Florida e di Tele-Rilevamento Europa, una società che misura le deformazioni del suolo, per analizzare i dati raccolti dal GPS e dai radar spaziali. “I nostri dati GPS combinati con le analisi di InSAR hanno chiaramente catturato i movimenti degli ultimi dieci anni che né il GPS né InSAR avrebbero potuto calcolare singolarmente”, ha dichiarato Shimon Wdowinski, professore di Geologia marina e Geofisica all’Università di Miami. Una soluzione al problema potrebbe essere quella prospettata dall’Università di Padova qualche anno fa. Parliamo di un modello idrogeologico in 3D che dovrebbe iniettare l’acqua marina nel sottosuolo in modo da risollevarla.

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