Guerra di cifre a proposito degli esodati, ovvero i fuoriusciti dalle aziende che sono disoccupati e non ricevono ancora la pensione. Secondo il ministero del lavoro, retto da Elsa Fornero, sono 65mila “e pertanto l’importo finanziario individuato dalla riforma delle pensioni, attuata col decreto Salva Italia, è adeguato a corrispondere a tutte le esigenze senza dover ricorrere a risorse aggiuntive”. Secondo il ministro del welfare, l’allarmismo è ingiustificato. A parlare per prima del dramma degli esodati era stata per prima Milena Gabanelli, durante una puntata di Report. La giornalista si era occupata del nuovo sistema pensionistico, divenuto ormai contributivo, e invitava Elsa Fornero ad aderirvi volontariamente.
Le cifre diffuse dal ministero del welfare non sono affatto servite a stemperare gli animi. Per i sindacati i dati non sono assolutamente credibili: si tratterebbe di stime improntate palesemente al ribasso.
Dice la Cgil: “La riforma delle pensioni è superficiale e sbagliata. Il dubbio è che con queste cifre si voglia nascondere la vera entità del fenomeno e non si voglia risolvere il problema”.
La Uil spiega che l’errore del ministero nasce dal fatto che viene considerata solo una parte tra tutte le tipologie di lavoratori. Molto dura è anche l’Ugl, secondo la quale il governo “continua a giocare sulla pelle lavoratori che hanno faticato per una vita e che adesso non possono andare in pensione, nè possono sperare di avere un lavoro tantomeno un ammortizzatore sociale, grazie alle norme contenute nell’ultima riforma previdenziale varata dall’esecutivo tecnico”.
Intanto sono molto attivi i partiti. Angelino Alfano, segretario del Pdl, ha incontrato l’esponente di Confindustria Emma Marcegaglia, anche se i due leader non hanno rilasciato dichiarazioni alla stampa. Per Antonio Di Pietro, dell’Italia dei Valori, “la riforma ha scippato ai lavoratori onesti i loro diritti, ha tolto a 800mila giovani la possibilità di nuove assunzioni nei prossimi tre anni e ha privato le donne italiane dei risparmi promessi per il welfare e i servizi di cura”.