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Mafia e appalti, 37 arresti a Roma. Indagato l’ex sindaco Alemanno

Mafia e appalti, 37 arresti a Roma. Indagato l’ex sindaco Alemanno

Sono 37 gli arrestati a Roma nell’ambito di un’inchiesta su un’ “associazione di stampo mafioso” che poneva in essere un “ramificato sistema corruttivo per l’assegnazione di appalti e finanziamenti pubblici dal Comune di Roma e dalle aziende municipalizzate e che aveva fra i suoi interessi anche la gestione dei centri di accoglienza. Il capo dell’organizzazione sarebbe stato Massimo Carminati, ex terrorista di estrema destra dei Nar ed ex membro della Banda della Magliana, arrestato insieme all’ex amministratore delegato dell’Ente Eur, Riccardo Mancini, all’ex presidente di Ama Franco Panzironi e all’ex vice capo di gabinetto della giunta Veltroni Luca Odevaine.

Secondo gli inquirenti, Carminatimanteneva i rapporti con gli esponenti delle altre organizzazioni criminali, con pezzi della politica e del mondo istituzionale, finanziario e con appartenenti alle forze dell’ordine e ai servizi segreti”. Panzironi e Mancini, invece, sarebbero “pubblici ufficiali a libro paga che forniscono all’organizzazione uno stabile contributo per l’aggiudicazione degli appalti“. Fra gli oltre cento indagati anche l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, la cui casa è stata perquisita: a lui è stato contestato il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso. Alemanno ha dichiarato: “Chi mi conosce sa bene che organizzazioni mafiose e criminali di ogni genere io le ho sempre combattute a viso aperto e senza indulgenza. Dimostrerò la mia totale estraneità ad ogni addebito e da questa incredibile vicenda ne uscirò a testa alta”.

Indagati anche il consigliere regionale del Pd Eugenio Patané, quello del Pdl Luca Gramazio, l’ex capo della segreteria di Alemanno Antonio Lucarelli, il presidente dell’assemblea capitolina Mirko Coratti e l’assessore capitolino alla casa Daniele Ozzimo, del Pd, che ha rassegnato le dimissioni pur dicendosi “totalmente estraneo allo scenario inquietante emerso”. Il sindaco di Roma Ignazio Marino ha accettato le sue dimissioni. Il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone ha spiegato: “A Roma non c’è un’unica organizzazione mafiosa a controllare la città. Ci sono diverse organizzazioni mafiose. Oggi abbiamo individuato quella che abbiamo chiamato Roma capitale, romana e originale, senza legami con altre organizzazioni meridionali, di cui però usa il metodo mafioso”.

Diversi i reati contestati: associazione di stampo mafioso, estorsione, usura, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio ed altri. L’indagine, denominata “Mondo di mezzo”, è coordinata dai pm Luca Tescaroli, Paolo Ielo e Giuseppe Cascini, sotto la supervisione del procuratore capo Pignatone, ed è iniziata oltre due anni fa, ma secondo gli inquirenti andrà ancora avanti e vi potrebbero essere ulteriori sviluppi. Nell’ambito dell’inchiesta sono state effettuate decine di perquisizioni, tra Regione, Campidoglio e 24 aziende, mentre la Guardia di Finanza ha sequestrato beni del valore di 200 milioni di euro, fra cui 50 quadri di grandissimo valore in due case dell’ex Nar Carminati: la scoperta potrebbe condurre ad un nuovo filone dell’inchiesta, perché, secondo il comandante dei Ros, colonnello Mario Parente, “possono essere riconducibili a un traffico di opere d’arte”.

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