La Commissione Affari Costituzionali del Senato ha bocciato, con 11 voti a favore, 10 contrari, quelli di Pdl, Lega e Gal, e 5 astenuti, quelli del Movimento 5 Stelle e del gruppo Autonomie, l’ordine del giorno di Pd, Sel e Scelta Civica che proponeva il doppio turno di coalizione nella legge elettorale. Il capogruppo Pd al Senato Luigi Zanda ha chiesto quindi di sospendere gli altri ordini del giorno riguardanti la legge elettorale, e oggi vi sarà un ufficio di presidenza della Commissione Affari Costituzionali per decidere le prossime tappe del provvedimento. Zanda ha spiegato: “Abbiamo chiesto pochi giorni di sospensione per riprendere i rapporti con gli altri gruppi parlamentari”. Difficile, però, che con il Pdl si possa ripartire dalla proposta del doppio turno di coalizione: “Costerebbe come raddoppiare il numero dei senatori” ha affermato infatti Lucio Malan.
Intanto il vicepresidente della Camera Roberto Giachetti, del Pd, continua il suo sciopero della fame contro il “Porcellum”, per il quale ha già perso 10 chili in 37 giorni, e ha polemizzato duramente con la sua collega di partito Anna Finocchiaro, affermando: “Siamo in un sistema bicamerale però con maggioranze diverse. Sarà forse per questo che ha brigato per scippare la legge alla Camera e avviarla al Senato dove sapeva benissimo che non sarebbe mai partita? Quindi, non era una semplice furbizia, ma una chiara scelta politica per restare fermi”. La Finocchiaro aveva annunciato l’intenzione di scrivere al presidente del Senato Pietro Grasso circa lo stallo dei lavori in materia.
I parlamentari “grillini” hanno invece spiegato sulla loro pagina Facebook i motivi della loro astensione: “La legge elettorale la cambierà il M5S quando sarà al governo. Ogni voto un calcio in culo! Abbiamo fatto questo lavoro sapendo che non era per il Parlamento ma per noi tutti, per la rete“. Anche il Movimento 5 Stelle ha proposto una sua bozza di legge elettorale, che ha messo su internet per discuterne: si tratterebbe di un sistema proporzionale basato sul metodo D’Hondt per la ripartizione, che assegna più seggi ai partiti che prendono molti voti e di meno a quelli che ne prendono pochi, e prevederebbe circoscrizioni piccole e la possibilità per l’elettore di assegnare la propria preferenza in positivo o in negativo.
I tempi della riforma della legge elettorale sembrano quindi allungarsi, mentre, il 3 dicembre, la Corte Costituzionale potrebbe esprimersi sulla legittimità del “Porcellum”. Sulla questione è intervenuto anche il sindaco di Firenze Matteo Renzi, che ha fatto sapere di voler presentare la sua proposta di riforma prima delle primarie del Pd dell’8 dicembre, e forse anche entro il 20 novembre, ed ha spiegato che vuole “una legge che la sera delle elezioni si sa chi ha vinto”, basata sul sistema di elezione dei sindaci, ed ha aggiunto: “La riforma elettorale deve essere una cosa seria, non una misera occasione per sfangare il giudizio della Corte Costituzionale“. Sulla riforma della legge elettorale è tornato ad insistere anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha affermato: “La discussione non è finita. Non si è gettata la spugna… Ci vorrebbe un briciolo di senso di responsabilità”.
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