La sperimentazione animale non si ferma davanti a nulla a quanto pare, nemmeno di fronte ad un esperimento che va oltre i confini del nostro pianeta. E così il lancio spaziale dell’Iran ha coinvolto una scimmietta che suo malgrado si è ritrovata ad essere lanciata nello spazio a 120 km d’altezza, il tutto costretta in una gabbia di contenimento strettissima e inquietante, come si può notare dalle immagini che circolano in rete e che hanno scatenato l’ira degli animalisti e di tantissime associazioni nel mondo.
Ha infatti affermato Michela Kuan, responsabile LAV vivisezione:
L’ennesimo abuso su animali inutile, inammissibile e anacronistico. Costringere animali vivi, privati di qualsiasi esigenza fisica e ambientale della specie, perché costretti in minuscole gabbie e sottoposti ad alimentazione forzata ed assenza di gravità, per studiare gli effetti che tale situazione produce sull’apparato muscolo-scheletrico, è eticamente inaccettabile e scientificamente fuorviante. L’uomo ha asse vertebrale e femorale quasi paralleli, di conseguenza il carico sull’articolazione è fortemente superiore nella nostra specie rispetto alle altre. Inoltre, tessuto muscolare e scheletrico, differiscono tra le specie per formazione e degenerazione ossea, picco della massa ossea ed entità della risposta infiammatoria ed immunitaria, rendendo qualsiasi risultato non attendibile se applicato a specie diverse da quelle oggetto di sperimentazione.
La spedizione della non volontaria scimmietta è stata ‘giustificata’ dal fatto che il sistema cardiovascolare degli astronauti potrebbe subire anche gravi danni a causa dell’assenza di gravità, rischiando anche una morte istantanea. Ha infatti affermato a tal proposito il direttore dell’Agenzia spaziale iraniana Hamid Fazeli:
In questo progetto, stiamo inviando un animale vivo, una scimmia, nello spazio. La fisiologia della scimmia è molto simile a quella degli esseri umani. Stiamo usando questa scimmia per testare i sistemi di supporto vitale e le condizioni di volo. La capsula è completamente sigillata. Essa è dotato di macchine che producono ossigeno e anidride carbonica. Tutti i segni vitali verranno trasmessi a Terra, e le telecamere all’interno della cabina registreranno l’evento.
La scimmia è tornata ‘sana e salva’, ci tengono a precisarlo i tanto discussi autori di questo lancio. Tuttavia, considerando che gli effetti fisiologici di tale scempio sono ancora da studiare, come possono dirlo con certezza? E anche se non vi fossero state conseguenze negative, nessuno ha il diritto di costringere nessuna vita al pericolo o a qualsiasi altra cosa che non porti con sé annesso e connesso il concetto di VOLONTÀ e di VOLONTARIETÀ. E se una vita privata di volontà non può essere chiamata dal punto di vista etico vittima di ‘vivisezione’, che i sostenitori della sperimentazione animali propongano pure un termine più adatto, ma non solo nell’etimo: anche nel suo significato emotivo.
Riprendendo una frase del Professor Charles R. Magel: “Chiedete ai ricercatori perché effettuano esperimenti sugli animali, vi risponderanno ‘Perché gli animali sono come noi’. Chiedete ai ricercatori perché sia moralmente accettabile effettuare esperimenti su animali e la risposta sarà: ‘Perché gli animali non sono uguali a noi!’“.
E se l’empatia non è umana come dovrebbe, a quanto pare non lo è nemmeno la coerenza, tanto meno il pudore.
Giudicate voi l’espressione terrorizzata di questa povera vita dalla foto qui sotto.