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Dittatura in Ucraina, condannata la Tymoschenko

Dittatura in Ucraina, condannata la Tymoschenko

La lotta politica in Ucraina si fa a suon di processi e condanne. Oggi la sentenza per l’ex premier dell’Ucraina Yulia Tymoschenko. Colpevole. Dall’Unione Europea e dagli Usa solidarietà per quello che è stato definito: “sentenza politica“, ma a stupire è l’intervento di Putin: “non capisco questa sentenza“.

Forse però a non capire sono più le agenzie di stampa di mezzo mondo, che si chiedono perchè la Russia, contro cui la Tymoschenko ha combattuto tante battaglie e con cui ha vinto tanti braccio di ferro, abbia fatto queste affermazioni in favore di una sua avversaria. Lo stesso Putin ha detto: “non capisco questa sentenza, l’ex premier Tymoschenko è una nostra avversaria politica, ma questo non significa che non ci dispiaccia che sia soggetta ad un provvedimento così politico”.

La diretta interessata non si cura per ora delle reazioni internazionali, sebbene certamente le userà a proprio vantaggio per sostenersi durante le prossime fasi della sua vita, in cui dovrà giocare una partita per la sua libertà e per la sua voce in Ucraina. Ed è la sua voce quella che ha squillato nell’aula ben oltre l’attenzione della sentenza di colpevolezza che il giudice ancora stava leggendo: “non riconosco questa condanna. Oggi a tutti è chiaro che c’è la dittatura, sono tornate le repressioni del 1937. Vi supplico di unirvi per rovesciare questo potere autoritario, gloria all’Ucraina!” 

Fuori dalle aule duemila sostenitori erano pronti a far esplodere la rabbia repressa nell’attesa di questa sentenza e con loro altrettanti agenti della polizia in tenuta antisommossa per trattenerli. La sentenza è però chiara e reale nonostante la reazione da valchiria della leader del movimento arancione: 7 anni di reclusione e 3 anni di interdizione dalle cariche pubbliche, ma anche confisca dei beni per ripagare 137 milioni di euro di danno che avrebbe arrecato allo stato con i contratti che nel 2009 chiuse con la Russia a prezzi troppo alti.

Non è la prima volta che l’ex premier finisce in carcere nei suoi 50 anni di vita. La prima volta fu nel 2001, quando fu arrestata per concussione e malversazioni dall’allora presidente Kuchma. Poi nel 2005, quando a Mosca veniva dichiarata ricercata per traffici illegali con militari russi corrotti. Ma lei non desiste e diventa il simbolo della libertà in Ucraina e guida il popolo arancione alle proteste che alcuni anni fa attirarono l’attenzione del mondo sul problema della democrazia in Ucraina.

La vicenda rischia di risvegliate sopiti scontri energetici fra Russia ed Ucraina che metterebbero in pericolo l’Europa (in un momento in cui l’Europa ha bisogno di tutto fuorché una nuova crisi energetica), come confermerebbero le minacce velate di Putin ai margini del commento sulla vicenda Tymoschenko. Il presidente Viktor Yanukovich cerca di raffreddare gli animi e parla di “caso deprecabile” ed assicura la diplomazia europea ed internazionale che “non si tratta di una sentenza definitiva e che già si lavora per diminuire l’inadeguatezza della legislazione ucraina (motivo di contesa con l’Ue).

In realtà è già all’esame del parlamento un disegno di legge che eliminerebbe il reato per cui è stata condannata la Tymoschenko, fatto che confermerebbe le voci che sostengono che l’obiettivo del premier ucraino non era tanto quello di distruggere la sua avversaria, cosa che lo metterebbe nella bufera internazionale, ma solo di indebolirla in vista delle prossime elezioni. Probabilmente la condanna sarà commutata in qualcosa di più lieve.

Tutto questa chiasso dunque è solo un’altra mossa sul complicato scacchiere europeo, in cui i burattinai Russi (ops, i fornitori di energia come la Russia) spingono i governi dei paesi confinanti a crisi come questa per poter poi riproporre nuovi aumenti delle risorse energetiche. La vicenda Ucraina è quindi solo un tassello del vasto mosaico che lo zar Putin sta costruendo per la sua nuova, grande, Russia.

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  1. Pingback: Milana Travis

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