Dopo aver studiato i sondaggi e lo scenario politico nazionale e internazionale che si prospetta per il 2013, passando per l’ascolto di esponenti del Pdl ed imprenditori nazionali e non, Silvio Berlusconi ha deciso. Si ricandiderà per la poltrona di presidente del Consiglio. Sembra che la molla che abbia fatto scattare l’idea del Cavaliere sia stato un sondaggio prospettato agli elettori. Un Pdl senza Berlusconi Premier non porterebbe neppure al 10% dei voti, un Pdl con Angelino Alfano candidato alla presidenza del Consiglio, e Berlusconi come presidente del partito, porterebbe in saccoccia il 18% dei voti. Qualora, invece, Berlusconi si ricandidasse alla presidenza del Consiglio, in una sorta di ticket con Alfano e alla guida di un partito di giovani dirigenti, la percentuale di voti raccolti volerebbe verso il 30%.
Un risultato che, probabilmente, se fosse tale, non assicurerebbe al Cavaliere la guida certa del Paese, ma per lo meno assicurerebbe partito un’influenza massiccia sulla prossima legislatura, chiamata a continuare il processo di risanamento e di uscita dalla crisi economica iniziato dal Governo di Mario Monti e dalla sua schiera di ministri tecnici. Insomma, sembra che a discapito delle vacanze, Berlusconi lavorerà anche ad un nuovo nome per il partito, all’individuazione di candidati capaci di raccogliere voti sul territorio nazionale e dunque ad una nuova squadra di Governo.
Come riportato dal Corriere della Sera, l’impresa non si prospetta delle più in discesa. Innanzitutto Berlusconi vorrà mantenere saldo il suo rapporto con il fidato Alfano, conferendogli comunque un ruolo di un certo prestigio. Bisognerà risolvere la questione delle Primarie, che non avrebbero molto senso senza la candidatura di Berlusconi e, occorrerà anche limitare le influenze negative dei processi che hanno visto e vedono coinvolti il Cavaliere, in primis quello sul caso Ruby, sebbene Berlusconi sia convinto che le cose, anche in quel senso, andranno per il meglio.