La leader della Cgil Susanna Camusso ha così commentato da Piazza del Popolo, a Roma, la reazione degli altri due maggiori sindacati italiani alla lettera che Berlusconi ha inviato all’Unione Europea e che tanto peso sembra aver avuto sulla valutazione di quest’ultima sul nostro paese: “divisi si viene sempre penalizzati, diciamo anche a Cisl e Uil che abbiamo apprezzato il giudizio che hanno dato sulla lettera all’Ue e che hanno ritrovato la parola sciopero, che sembrava abrogata. Diciamo insieme al governo che ha fallito, che il suo disegno è stato sconfitto e chiediamo a tutti di rimettere al centro il lavoro“.
La Camusso, che parlava alla manifestazione dello Spi, ha anche aggiunto che non comprende il repentino amore di confindustria per il governo, specialmente se questo arriva solo all’indomani dell’annuncio di voler allungare l’età pensionabile a 70 anni e di rendere i licenziamenti semplici come bere un bicchier d’acqua per le aziende. “Non è con licenziamenti e pensionamenti ultracentenari che si risolve una crisi economica e sociale come questa” ha detto la leader della Cgil.
Insomma, le pensioni ed i licenziamenti non devo essere, ne diventare, un mezzo per battere cassa. Secondo la Cgil non è possibile quindi aprire, con il governo ha chiesto, un tavolo per discutere le prossime mosse. L’abrogazione o modificazione dell’articolo 18 è inaccettabile. Togliere gli ammortizzatori sociali significa lasciare che la popolazione soccomba alla crisi e questo metterebbe in ginocchio l’Italia molto più di qualsiasi speculazione finanziaria.
Il segretario generale della Uil Luigi Angeletti ha risposto alla Camusso cautamente, ma facendo qualche apertura ad un dialogo per valutare se ci sono le condizioni per collaborare sui punti in comune fra i due rispettivi sindacati. “Con la Cgil ci siamo sentiti ieri, ci siamo detti che ci saremmo visti nei prossimi giorni. Vediamo se troveremo convergenze” sono state le parole esatte del leader della Uil. Ha aggiunto inoltre intervenendo alla manifestazione per il pubblico impiego: “se questo governo non cambia registro siamo pronti, con la stessa determinazione e con la serenità con la quale abbiamo proclamamto lo sciopero del Pubblico impiego, a proclamare lo sciopero generale di tutte le categorie, per tutto il Paese. C’è una scandalosa distanza tra ciò che serve e ciò che sta facendo il governo.“