Il ministro per le Riforme e i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi ha posto nell’Aula della Camera la questione di fiducia sul disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili, uguale nel testo a quello approvato dalla commissione Affari Costituzionali e già votato dal Senato. Sono state inoltre respinte le questioni sospensive presentate da Lega Nord e Fratelli d’Italia, dopo che maggioranza, Movimento 5 Stelle e Sinistra Italiana avevano votato contro le pregiudiziali di costituzionalità, che erano quindi state bocciate. L’annuncio del ministro Boschi ha scatenato le dure proteste delle opposizioni, a cominciare dalla Lega, il cui capogruppo alla Camera Massimiliano Fedriga ha attaccato proprio i deputati del Pd che avevano applaudito tale annuncio, dicendo: “Siete servi della gleba, applaudite pur di essere ricandidati“. Critiche anche da Forza Italia, con il capogruppo Renato Brunetta che ha scritto su Twitter: “Scandaloso e aberrante che il governo ponga fiducia su tema sensibile e che tocca coscienze come #unioni civili @matteorenzi @meb”.
Il Movimento 5 Stelle, favorevole in linea di principio al disegno di legge, ha però contestato il ricorso alla fiducia: “Il governo intende il Parlamento come uno zerbino” ha dichiarato infatti Alfonso Bonafede. Intanto la conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha stabilito che mercoledì 11 alle 10 scadrà il termine per la presentazione degli ordini del giorno, dal cui numero dipenderà il giorno in cui ci sarà il voto finale sul disegno di legge, poi alle 12.30 cominceranno le dichiarazioni di voto e alle 14.10 vi sarà la prima “chiama” nominale dei deputati. Oltre alle opposizioni, anche la Cei, con il suo segretario generale monsignor Nunzio Galantino, ha criticato il governo per la scelta della fiducia, dopo che già a febbraio il presidente dello stesso organo, cardinale Angelo Bagnasco, aveva auspicato il “voto segreto” sul provvedimento: “Il governo ha le sue logiche, le sue esigenze, probabilmente avrà anche le sue ragioni, ma il voto di fiducia, non solo per questo governo ma anche per quelli passati, spesso rappresenta una sconfitta per tutti. C’è la necessità di politiche che siano più attente, e che davvero mettano al centro l’importanza della famiglia, fatta di padre, madre, figli” ha dichiarato Galantino.
Il ministro Boschi ha però difeso il ricorso a tale strumento, spiegando: “Già dall’iter al Senato avevamo spiegato che la fiducia ha significato politico perché per questo governo questa legge è un elemento prioritario della propria agenda che è incentrata non solo sulle riforme strutturali ma anche sui diritti”. Intanto, nelle stesse ore, Alfio Marchini, candidato sindaco di Roma sostenuto da Forza Italia, Ncd, La Destra e da una sua lista civica, illustrando al forum dell’Ansa i i suoi programmi per la capitale nel caso venisse eletto, ha dichiarato tra l’altro: “Non ho nulla contro il riconoscimento dei diritti civili ma non è compito del sindaco fare queste cose per cui non le celebrerò se dovessi vincere le elezioni”.
A Marchini ha replicato dapprima lo stesso ministro per le Riforme, spiegando: “Ogni sindaco è chiamato ad applicare la legge, se il Parlamento domani deciderà di approvare la legge sulle unioni civili, mi auguro che i sindaci, primi cittadini, diano l’esempio e rispettino la legge“. E la senatrice Pd Monica Cirinnà, prima firmataria del disegno di legge sulle unioni civili, in una nota, ha rincarato la dose: “Alfio Marchini vuole essere un sindaco che non rispetta la legge, un bel biglietto da visita. Le unioni civili, una volta approvate definitivamente dal Parlamento, non sono derogabili per scelta politica. Se Marchini, come ha annunciato, non celebrerà le unioni civili tra persone dello stesso sesso non soltanto andrà contro i diritti dei cittadini romani, ma anche contro una legge dello Stato con tutte le conseguenze civili e penali”.