Decine di migliaia di persone, tra insegnanti, studenti e personale ATA, sono scese in piazza martedì mattina in tutta Italia per protestare contro la riforma della scuola voluta dal governo, in uno sciopero generale che secondo alcuni sindacalisti è stato “il più grande di sempre”, con un’adesione che avrebbe sfiorato l’80%. Le manifestazioni si sono tenute in sette città, Roma, Milano, Bari, Cagliari, Palermo, Aosta e Catania, e i cortei più partecipati sono stati quelli di Roma e Milano, dove, assieme ad insegnanti, studenti e personale scolastico, hanno sfilato i segretari generali dei sindacati confederali autonomi e diversi esponenti politici, anche della minoranza Pd, come Stefano Fassina, contestato dai manifestanti, e Pippo Civati. A Roma il corteo si è snodato da piazza della Repubblica a piazza del Popolo, preceduto da alcuni flash-mob degli studenti, e gli organizzatori hanno sostenuto: “Siamo in centomila“.
Poche, quindi, le scuole rimaste aperte, anche se circa cinquecento tra dirigenti ed insegnanti hanno scelto invece di entrare in aula, aderendo all’appello “iononsciopero”. Il premier Matteo Renzi, partecipando ad una convention del Pd a Bolzano, ha affermato: “Oggi ci sono tante persone che protestano per la scuola, noi ascoltiamo le proteste, è giusto condividere e parlare, entrare nel merito. Ma per la prima volta questo governo stanzia tre miliardi di euro nella scuola. Sono pochi? E quelli di prima quanti erano?” Renzi ha inoltre assicurato: “Nel merito continueremo a discutere nei prossimi giorni: sulle assunzioni di determinate categorie piuttosto che di altre e sull’organizzazione del sistema scolastico“.
Il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone, però, intervenendo a Radio anch’io, ha detto che “sul ruolo del dirigente scolastico il governo non torna indietro”. Il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, invece, ha spiegato di ritenere la protesta motivata “dalla volontà di fare della Buona Scuola una battaglia politica, al di là dei contenuti“, mentre, intervenendo a Radio 24, a chi gli chiedeva come mai da sette anni non avveniva uno sciopero con un’adesione così vasta, ha replicato seccamente: “perché da sette anni non ci si occupava di scuola per cambiarla”. Il ministro ha inoltre sottolineato che con la riforma si porta il tasso di precariato dal 17,9% del 2007 “alla sua dimensione fisiologica, che è il 2,5%”. “.
Il presidente del Senato Pietro Grasso ha invece manifestato “la disponibilità del Senato a sentire i docenti che oggi hanno scioperato. Perché per la buona scuola serve un confronto positivo per arrivare a soluzioni possibilmente condivise. La scuola è dei docenti e dei ragazzi ed è il futuro del Paese”. Mentre la presidente della Camera Laura Boldrini ha scritto su Twitter: “#Sciopero scuola #5maggio merita attenzione e rispetto. Spero che docenti abbiano risposte adeguate. Scuola pubblica è vitale per la ripresa“. La leader della Cgil Susanna Camusso ha invece criticato il disegno di legge del governo, che, ha affermato, “trasforma la scuola in una scuola che vale solo per quelli che hanno condizioni agiate, mentre invece il grande tema è quello di una scuola pubblica che contrasti la dispersione”.
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