È stata catturata nella zona del Monte Grappa, nella zona del vicentino, in Veneto, il primo esemplare di lupo cui è stato applicato il radiocollare satellitare che da adesso in poi ne controllerà tutti gli spostamenti. Si tratta di un esemplare di femmina adulta che pesa 35 chili, che risulta essere in buone condizione e che non sta allattando.
La cattura dell’esemplare di lupa è avvenuta nell’area del Monte Grappa, dove si segnala la presenza stabile di un branco a partire dall’inverno 2016-2017.
La lupa con radiocollare gps
La cattura della lupa è avvenuta secondo le modalità previste dalle modalità del protocollo di intervento già approvato dall’Ispra e dal Ministero dell’Ambiente. L’esemplare di lupa è stata prima catturata, poi successivamente sedata per poter effettuare le necessarie misurazioni biometriche e poi i prelievi per la genetica. Solo successivamente le è stato applicato il radiocollare per essere poi rilasciata in libertà controllata.
Il monitoraggio del radiocollare
L’apposizione del radicolare consentirà da adesso in poi di poter inviare tramite segnali Gps, di seguire con regolarità i comportamenti e gli spostamenti della lupa. In questo modo sarà anche possibile controllare e se necessario, attivare, anche se in via sperimentale, i nuovi sistemi di allerta rapida: tutti i sistemi di allarme verranno attivati solo nel caso in cui l’animale supererà le ‘barriere virtuali’ per la sicurezza degli allevatori e degli abitanti della zona interessata.
Il monitoraggio dei lupi attraverso il radiocollare rientra all’interno del “Progetto sperimentale per la gestione proattiva del lupo in Veneto attraverso catture e telemetria satellitare”, un progetto che è stato finanziato con 150 mila euro dalla Regione Veneto e che viene portato concretamente avanti dal campo dal Dipartimento di medicina veterinaria dell’Università di Sassari, con il coordinamento scientifico del professor Mario Apollonio.
Il progetto del radicolare rientra anche nel nuovo Piano di conservazione e gestione del Lupo in Italia elaborato dal ministero dell’Ambiente e che va a sostituire quello del 2002, dopo un processo di consultazione di Regioni, Province Autonome, ISPRA e portatori di interesse.
Il piano prevede complessivamente 22 azioni che a partire da una rigorosa analisi tecnico-scientifica mirano alla conservazione ed alla risoluzione sostenibile dei conflitti con le attività antropiche.