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Roma 2020: saltata la candidatura, Rosella Sensi rimane ancora assessore per l’evento

Roma 2020: saltata la candidatura, Rosella Sensi rimane ancora assessore per l’evento

Come è ormai noto Roma non si candiderà per ospitare i Giochi Olimpici del 2020. La notizia fu anticipata da Il portaborse, che fece naufragare del tutto le speranze del sindaco della Capitale Gianni Alemanno e della sua amministrazione a vantaggio delle motivazioni, a dirla tutta concrete, del Premier Mario Monti, che ha preferito mantenersi cauto per quanto riguarda le ingenti spese che un evento del genere avrebbe comportato. Tutti ricordiamo il tentativo di dissuasione di Alemanno che avrebbe ritentato di convincere Monti del fatto che la spesa annuale per le Olimpiadi sarebbe stata di soli 600 milioni l’anno, cosa che però sappiamo non è bastata al Premier per prendere in considerazione un sì. Tuttavia, però, in Campidoglio, forse la notizia del rifiuto del Presidente del Consiglio non è stata recepita a dovere dall’amministrazione, poiché ancora esiste un assessore delegato alla promozione del fortemente voluto evento.

Parliamo di Rosella Sensi, figlia di Franco Sensi, che com’è noto ha ricoperto il ruolo di 20° presidente della Roma. Gianni Alemanno la volle fortemente come assessore del comune di Roma, con delega alla promozione della città e allo sport, a seguito della sentenza del TAR che annullava la nomina della giunta per violazione delle norme sulle quote rosa. Tuttavia però, come ci informa Il Portaborse, questo ruolo ha un costo. Rosella Sensi, infatti, percepisce uno stipendio mensile di 4000 euro, ha 15 persone di staff a sua disposizione, un ufficio stampa, una segreteria tecnica e una segreteria amministrativa, auto blu e uffici. Ma il Comune è ora in fermento, dal momento che, prevedibilmente, ci si inizia a domandare a cosa possa ora servire tutta questa struttura. “Ma adesso che Roma 2020 è sfumata a cosa serve un assessorato? Tanto più che anche gli altri grandi eventi come il Gran Premio di Roma non si faranno…”, si chiede qualcuno nell’ambito degli ambienti politici romani. Ad Alemanno la risposta.

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