Il presidente americano Barack Obama ha tenuto ieri un discorso per commemorare gli attentati contro le Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, nel corso del quale ha affermato: “L’America non cederà alla paura”. Poche ore prima, in un discorso notturno, Obama ha parlato anche della nuova minaccia rappresentata dai jahidisti dell’Isis, contro i quali ha annunciato una lunga campagna di bombardamenti aerei, oltre all’invio di altri 475 soldati in Iraq, che però non saranno impegnati in operazioni di combattimento. Il presidente americano, infatti, cercando di tranquillizzare un’opinione pubblica che, secondo un sondaggio, è ormai favorevole ad un’azione militare contro i jahidisti, specie dopo le decapitazioni di James Foley e Steven Sotloff, ma è stanca dai tanti anni di guerra, ha assicurato: “Non sarà un altro Afghanistan o un altro Iraq”.
Obama ha quindi spiegato che gli Stati Uniti saranno “alla guida di una vasta coalizione internazionale“ contro l’Isis, e ha detto esplicitamente che saranno effettuati raid aerei anche sulla Siria, poichè “nella lotta allo Stato islamico non ci possiamo fidare del regime siriano di Assad che terrorizza il suo popolo”. Gli Stati Uniti intendono anche fornire armi ed addestrare i ribelli moderati al presidente siriano nelle basi messe a disposizione dall’Arabia Saudita. L’annuncio di possibili raid sulla Siria ha però suscitato le ire della Russia, con la quale i rapporti sono già assai tesi per via della crisi in Ucraina e delle nuove sanzioni decise dall‘Europa e dagli stessi Stati Uniti: “Gli attacchi aerei in Siria senza il consenso di Damasco e in assenza di decisioni del consiglio di sicurezza dell’Onu sarebbero un‘aggressione e una grossolana violazione del diritto internazionale”, ha ammonito il portavoce del ministero degli Esteri russo Sergej Lavrov.
Della stessa opinione anche il regime siriano, per il quale le politiche di Obama sono “contradditorie”, dato che da una parte autorizza i raid contro l’Isis, dall’altra intende armare l’opposizione siriana, che per Damasco è “terrorista”. Intanto, al termine di un incontro con il segretario di Stato americano John Kerry svoltosi a Gedda, dieci Paesi del Nordafrica e del Golfo Persico si sono detti disponibili a partecipare assieme agli Stati Uniti alla coalizione contro l’Isis. Il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier ha detto che alla Germania non è stato chiesto di prendere parte alla coalizione, e che comunque non lo avrebbe fatto.
Anche il ministro degli Esteri britannico Philip Hammond ha detto che Londra non parteciperà ai raid aerei, ma il premier David Cameron ha detto di “non escludere nulla” circa un’azione militare contro l’Isis. La Turchia non parteciperà alle operazioni armate, anche se potrebbe autorizzare l’uso della sua base militare di Incirlik per operazioni di tipo logistico. L‘Italia, invece, come ha fatto sapere il ministro della Difesa Roberta Pinotti, è disposta ad inviare aerei da rifornimento e addestratori, dopo aver già fornito armi ai combattenti curdi.