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Dopo la gaffe del fuorionda pubblicato dal sito progressista Mother Jones in cui Mitt Romney accusa il 47% degli americani di votare Obama a prescindere, in quanto “dipende dal governo”, “non paga le tasse e si sente vittima” a causa della propria povertà, il candidato repubblicano, che aveva detto anche che il suo lavoro “non è certo preoccuparsi di questa gente”, è stato costretto a rimediare alle sue uscite poco felici.
Così, durante un’intervista con la tv latina Univision, pur evitando qualsiasi riferimento al famoso video, il miliardario afferma di rivolgersi al 100% del popolo statunitense:
“Negli ultimi quattro anni – dichiara infatti – abbiamo assistito in questo Paese a una divisione sempre piu’ grande. La politica ci ha allontanato, invece che riavvicinarci. Ora invece dobbiamo sperare di tornare a essere tutti più uniti. Per questa ragione la mia campagna è attorno alla vita del cento percento degli americani. Io sono molto preoccupato per tutti i cittadini, per il fatto che negli ultimi anni, la loro vita è diventata sempre più dura”.
Dall’essere parassiti con tendenze vittimistiche, dunque, i poveri del Paese diventano “gente che ha bisogno”, che “si trova in difficoltà”, “gente del ceto medio che ha bisogno di un sostegno” e la causa del malessere per Romney va attribuita ai 4 anni della gestione Obama.
Il candidato repubblicano ammorbidisce i toni anche su un’altra basilare questione sociale, quella dell’immigrazione, in proposito della quale in passato era arrivato a parlare di “auto deportazione”:
“Penso che il nostro compito non sia quello di girare attorno al Paese per cercare le persone e rimandarle a casa. Credo che la gente debba riflettere e scegliere se tornare al proprio Paese d’origine pur di regolarizzare la sua propria posizione”.
E per recuperare il divario che vede Obama preferito dal 68% della popolazione latina, lasciando al rivale solo il 26%, Romney rilancia sul tema della cittadinanza ai ragazzi attualmente clandestini nonostante siano arrivati in America piccolissimi:
“Questi giovani meritano di più di un permesso temporaneo, ci dovrebbe essere qualcosa di permanente. Quando sarò presidente, prometto che metterò le basi per una riforma dell’immigrazione che risolva questo problema”.
Si tratta di un provvedimento che va in direzione contraria rispetto alla linea programmatica illustrata alla Convention repubblicana di Tampa, tuttavia facilmente inquadrabile nell’ottica dello sprint finale da imprimere alla campagna elettorale a 48 giorni dal voto.
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