Gli scienziati hanno mostrato nuove prove convincenti a sostegno della tesi che vede la fine dell’ultima glaciazione causata da un aumento della temperatura, dovuto all’aumento di biossido di carbonio nell’atmosfera.
La scoperta si basa su una gamma molto ampia di dati – compresi gli studi effettuati sui gusci antichi di piccoli animali che popolavano l’oceano – e copre un periodo che va all’incirca dai 20 mila ai 10 mila anni fa.
Il team di scienziati che ha effettuato lo studio – pubblicato sulla rivista “Nature” – afferma che ciò rafforza ulteriormente le teorie sul riscaldamento globale.
“Alla fine dell’ultima Era Glaciale, i livelli di CO2 nell’atmosfera si sono alzati da 180 molecole di anidride carbonica per ogni milione (misura chiamata “parti per milione” o “PPM”) a circa 260 e oggi siamo arrivati a 392“, ha spiegato il Dottor Jeremy Shakun. “Negli ultimi 100 anni, il livello di anidride carbonica è aumentato di ben 100 PPM; più o meno, come è accaduto alla fine dell’ultima glaciazione“, ha proseguito Shakun, il quale ha condotto gran parte della ricerca all‘Oregon State University, ma che adesso sta proseguendo lo studio in affiliazione con la Columbia University e Harvard.
Il risultato chiave di questo nuovo studio mette in evidenza l’aumento del biossido di carbonio proprio durante la fase di scioglimento dei ghiacci, verso la fine dell’ultima Era Glaciale. Il Dottor Shakun e gli altri scienziati che hanno portato avanti la ricerca sostengono che questi dati non possono essere smentiti dagli scettici che credono non ci sia nessuna correlazione tra l’aumento del riscaldamento e quello dei livelli di CO2. I dati provengono da uno studio approfondito effettuato nei ghiacci della Groenlandia e nei sedimenti sui fondali di oceani e laghi di tutto il mondo, all’incirca 80 siti.
Le bolle d’aria, intrappolate nei ghiacci antichi dell’Antartico, hanno registrato i livelli di CO2 dell’atmosfera risalenti all’ultima glaciazione che va dai 20 mila ai 10 mila anni fa; mentre la quantità di magnesio, presente negli antichi organismi marini sepolti nei sedimenti, determina la temperatura dell’acqua in cui nuotavano.
Il Dottor Jeremy Shakun ed il suo team di scienziati hanno poi spiegato come, molto probabilmente, ebbe inizio il processo all’inizio della fine del Pleistocene, quando i ghiacci ricoprivano gran parte di ciò che adesso sono l’Europa e gli Stati Uniti.
L’orbita della Terra intorno al Sole cambiò leggermente, portando ad un aumento della quantità di luce, con il conseguente scioglimento di alcuni ghiacci dell’emisfero settentrionale; ciò produsse una notevole quantità di acqua dolce che entrò nel Nord Atlantico e fece alzare il livello del mare di almeno 10 metri, alterandone la chimica tanto da modificarne la circolazione che, di solito, manda il calore dei tropici verso nord, moderando il clima dell’Europa settentrionale. Quando questo flusso venne rallentato o fermato, le temperature fredde rimasero a nord e quelle calde rimasero a sud, lasciando che l’Antartide si scaldasse.
Questo riscaldamento portò l’oceano a rilasciare grosse quantità di anidride carbonica dalle sue acque, causando un ulteriore aumento della temperatura.