Entra in vigore oggi, con l’avvio del Conclave, il nuovo procedimento elettorale voluto da Ratzinger ed emanato “Motu Proprio” nel giugno 2007: per eleggere il prossimo Papa occorrerà una maggioranza di almeno 77 voti, che costituisce quindi i due terzi del collegio dei cardinali elettori. La nuova norma promulgata da Benedetto XVI ha di fatto modificato il procedimento previsto dalla Costituzione Apostolica “Universi Dominici gregis”, con la quale Giovanni Paolo II aveva provveduto ad abolire l’elezione per acclamazione rendendo invece obbligatorio lo scrutinio segreto.
In un contesto che lo stesso Papa Benedetto XVI nella sua ultima celebrazione ha definito “deturpato dalle divisioni”, raggiungere una maggioranza dei due terzi del collegio cardinalizio non sembra impresa facile: proprio per questo motivo, si prevede che il primo esito delle votazioni non sia quello definitivo.
Lo stesso padre Lombardi, portavoce del Vaticano ha precisato di aspettarsi per oggi una fumata nera. Sono in molti a ritenere più probabile un lungo Conclave, con oltre 7 votazioni, che farebbero slittare l’elezione del nuovo Papa dopo il 14 marzo.
In effetti, le nuove norme introdotte da Benedetto XVI rendono il procedimento più complesso rispetto a quello pensato da Giovanni Paolo II, secondo il quale, dal 34esimo scrutinio si poteva eleggere il Papa con una maggioranza del 50 per cento più uno. Quando un cardinale riusciva ad ottenere l’appoggio della metà del collegio, era piuttosto naturale che gli altri cardinali si adeguassero, anche per evitare un inutile prolungarsi del Conclave nel rispetto di colui che sarebbe comunque diventato di lì a poco il nuovo Pontefice. Con il nuovo sistema elettorale invece, se un terzo degli elettori si dimostra contrario ad una certa candidatura, può impedirne l’elezione in via definitiva, rendendo necessario concentrarsi su altri candidati.
Sono 4 i cardinali attualmente favoriti: l’arcivescovo di Milano, Angelo Scola, 71 anni, considerato il “super-favorito”, ma che non sembra supportato da un gruppo omogeneo di sostenitori; il 63enne arcivescovo di San Paolo del Brasile, Odilo Scherer, che può contare sull’appoggio dei curiali vicini al decano Angelo Sodano e di alcuni ex diplomatici come Paolo Romeo e Audrys Backis di Vilnius; il presidente dei vescovi Usa, Timothy Dolan, 63 anni, arcivescovo di New York; infine quello che è considerato il vero outsider di queste elezioni, il cappuccino Sean O’Malley, che raccoglie le simpatie dello stesso Angelo Scola, il quale lo ha invitato come relatore all’Incontro Mondiale delle Famiglie dello scorso giugno a Milano.
Girano però anche altri nomi di potenziali personalità papabili, come il 75enne presidente del Pontificio Consiglio per i testi legislativi, Francesco Coccopalmerio, supportato dal cardinal Tarcisio Bertone e da Carlo Maria Martini, o il 76enne arciprete di Santa Maria Maggiore, Santos de Abryl y Castillo, portato dai latino-americani.
Intanto è terminata la Messa “Pro eligendo Pontifice” e per le 16.30 i cardinali raggiungeranno in processione la Cappella Sistina, dove avverrà il giuramento, seguito dall’“extra omnes”, la formula del cerimoniere pontificio che dichiara l’uscita di chi non partecipa al Conclave. In serata potrebbe quindi esserci la prima fumata.