Ancora nulla di fatto per la nomina del successore di Mario Draghi, ma invece di ridursi i candidati aumentano e le pressioni sul premier Silvio Berlusconi affinché trovi una soluzione lo bombardano dentro e fuori il paese.
L’ultima proposta di Berlusconi è stata quella di Lorenzo Bini Smaghi, il quale starebbe attendendo l’esito della candidatura promossa dal presidente del consiglio per dimettersi dalla poltrona nella Bce che da tempo avrebbe dovuto abbandonare in favore di un collega francese. Napolitano, che ascolta l’ipotesi durante una cerimonia d’investitura per i cavalieri del lavoro non boccia direttamente, ma avvisa berlusconi di tenere in conto i tre principi che devono essere rispettati per un candidato ideale: autorevolezza, autonomia e soprattutto “continuità”.
Insomma secondo alcuni si legge tra le righe che Snaghi non sarebbe abbastanza un candidato dai larghi consensi e si rischia tanto il veto del Quirinale, quando una vera e propria guerra di dimissioni dal consiglio superiore della Banca d’Italia stessa, in cui il candidato del premier non sarebbe visto proprio di buon occhio; ma non si arriverà a tanto, infatti un simile strappo istituzionale (pur valendo come ultima parola quella di Berlusconi) farebbe più danni di quanto la nomina non andrebbe a riparare.
A questo punto volano nomi di possibili alternative e se Snaghi aprirebbe la strada a Saccomanni (suo principale rivale per questa nomina) che diventerebbe presidente dell’Antitrust, mentre Visco, attuale vice di Saccomanni, diventerebbe il direttore generale al suo posto; ci sarebbe però anche il nome di Anna Maria Tarantola. Ebbene si, il vice direttore generale della Banca d’Italia. Che avrebbe agli occhi di Berlusconi un duplice valore: sarebbe esperta e gradita negli ambienti della banca stessa, ma anche di gradimento del vaticano. Cosa che permetterebbe a Berlusconi di riguadagnare consensi dai politici cattolici che a Todi hanno chiaramente espresso l’ipotesi un nuovo partito democristiano.
Tuttavia questi nomi non tengono conto di Vittorio Grilli, che è il candidato preferito da Tremonti ed alle sue spalle da Bossi. Come farà il premier a far contenti tutti e risolvere questo dedalo infinito di veti e contro-veti da alleati ed istituzioni? Ciò che è certo è che se la situazione non troverà una felice soluzione al più presto, la già magra figura che sta facendo l’Italia rischia di diventare proprio imbarazzo se per i nuovi colloqui con i leader europei Berlusconi non avrà un governatore per la Banca d’Italia.