Una nuova e significativa ricerca ha definito l’ondata di calore che ha colpito i mari del Nord Europa nel giugno 2023 come un evento “senza precedenti ma non inaspettato”. Questo fenomeno ha interessato in particolare le acque poco profonde che circondano il Regno Unito, compresi il Mare del Nord e il Mar Celtico, dove per ben sedici giorni le temperature hanno superato la media stagionale di giugno con un picco di 2,9°C.

Nuovi studi sull’ondata di calore registrata dal 2023
Nonostante la sua eccezionalità storica lo studio sottolinea come il rapido progredire del cambiamento climatico abbia reso eventi di questa portata una minaccia concreta e imminente. Secondo le proiezioni attuali, vi è ora circa il 10% di probabilità che un’ondata di calore marina di tale intensità possa verificarsi con frequenza annuale.
L’impatto di questa anomalia termica sull’ambiente marino è stato subito evidente: l’ondata di calore del giugno 2023 ha causato una significativa interruzione delle fioriture di fitoplancton, l’anello primario della catena alimentare marina. Sebbene la valutazione completa delle conseguenze sugli ecosistemi sia ancora in corso, è noto che tali stress termici possono mettere a dura prova le specie marine, alterando il loro habitat e la loro sopravvivenza.
Parallelamente, un effetto meno discusso, ma non meno preoccupante, è l’aumento potenziale delle concentrazioni di batteri nocivi che possono rappresentare un rischio per la salute umana. La ricerca, frutto della collaborazione tra l’Università di Exeter, il Met Office e il Cefas, e pubblicata su Communications Earth & Environment, sposta l’attenzione da una potenziale minaccia futura a un problema che è già attuale.
Come evidenziato dal Dott. Jamie Atkins, leader dello studio, l’eccezionalità dell’evento del 2023 ha finalmente portato le ondate di calore marine europee “nella coscienza pubblica”. Tuttavia, il messaggio chiave è che, nel clima attuale, eventi di questa magnitudo non devono più essere considerati inaspettati. Il Professor Adam Scaife, coautore della ricerca, ha rafforzato questa prospettiva, definendo l’episodio come questo continuo riscaldamento climatico stia generando un aumento preoccupante ed esponenziale di eventi estremi.
L’analisi modellistica ha fornito cifre allarmanti sull’aumento della probabilità di questi eventi estremi. Nel Mar Celtico, la probabilità annuale di un’ondata di calore pari o superiore a quella del 2023 è quadruplicata, passando dal 3,8% del 1993 all’attuale 13,8%. Anche nel Mare del Nord centrale, l’aumento è stato drammatico, passando da una probabilità dello 0,7% nel 1993 all’attuale 9,8%. Inoltre, lo studio ha confermato la stretta interconnessione tra mare e terraferma.
L’ondata di calore marina ha contribuito non solo a temperature record in mare, ma anche all’aumento delle temperature e delle precipitazioni sulle Isole Britanniche. I mari più caldi fungono da fonte di calore che influisce sul clima terrestre; l’aria più calda che ne deriva trasporta una maggiore quantità di umidità, che, raffreddandosi, si traduce in un aumento delle piogge.
In conclusione, la ricerca delinea un quadro in cui le ondate di calore marine sono un’emergenza pressante, richiedendo ulteriori e urgenti ricerche per studiare a fondo i loro impatti sui mari della piattaforma continentale nordoccidentale europea.