Si fa sempre più alta la tensione allo stabilimento Alcoa di Portovesme, in Sardegna, dopo l’annuncio della chiusura entro fine anno. Oggi sono stati ritrovati otto candelotti contenenti esplosivo in forma di gelatina, e collegati ad un innesco, ai piedi del traliccio Terna, davanti allo stabilimento. Gli esplosivi erano legati insieme quattro a quattro e sistemati a due dei lati del palo. Stando a quanto si è appreso, gli artificieri dovranno disattivare la corrente elettica del traliccio prima di far brillare l’esplosivo.
Ora gli investigatori devono proseguire le indagini per poi meglio stabilire se si tratti di un “grave gesto dimostrativo” o se la dinamite fosse stata preparata per esplodere. La presenza di esplosivo era stata annunciata stamattina intorno alle 9 con due telefonate anonime, una all‘agenzia Ansa e una alla redazione di Iglesias del gruppo Unione Sarda, fatte da una donna con leggero accento straniero. Il commissariato di Carbonia e la Digos hanno subito messo in sicurezza la zona.
Rino Barca, segretario provinciale della Fim-Cisl del Sulcis, ha espresso la sua condanna per un gest0 “sconsiderato”, affermando che la strategia delle bombe “non appartiene alla storia e alla cultura dei la voratori dell’Alcoa“. Bruno Usai, operaio Alcoa e sindacalista della Cgil, ha dichiarato invece: “Noi non abbiamo niente a che vedere con tutto ciò, ma potrebbe essere l’atto di qualche persona instabile“. Più netto Roberto Puddu, segretario della Camera di Lavoro di Cagliari, che ha affermato: “I lavoratori Alcoa non c’entrano nulla. Nelle nostre lotte e nelle nostre proteste creiamo disagi ma sempre nell’ambito della correttezza”. Intanto, dopo quattro giorni passati in cima al silos a 70 metri di altezza, i tre operai dell’Alcoa si sono convinti a scendere. La mobilitazione però non si ferma e Cgil, Cisl e Uil hanno anzi annunciato il blocco degli straordinari e lo sciopero di 24 ore lunedì, mentre si terrà a Roma il vertice al ministero dello Sviluppo Economico, all’esterno del quale ci sarà un presidio di oltre 500 operai.
Intanto, il governo e la Regione Sardegna starebbero cercando di aprire un negoziato con la multinazionale Glencore per la cessione dell’Alcoa, mentre quest’ultima ha ancora contatti aperti con la Klesch. L’Alcoa ribadisce comunque di non aver ricevuto nessuna “nuova e concreta manifestazione di interesse” da parte di potenziali acquirenti dell’impianto di Portovesme dallo scorso primo agosto. Il governo, intanto, dopo aver preso in considerazione la disponibilità di Glencore, avrebbe ripreso i contatti anche con Klesch. L’attenzione si sposta dunque sul vertice che si terrà lunedì prossimo al Ministero dello Sviluppo Economico e sulle risposte che daranno il governo e l’Alcoa. Glencore ha subordinato l’apertura del negoziato alla soluzione di tre questioni: abbattimento dei costi dell’energia, infrastrutture ed efficienza dello stabilimento, compreso l’impatto sul personale.