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Vertice Ue, tensione Renzi-Merkel sulla flessibilità

Vertice Ue, tensione Renzi-Merkel sulla flessibilità

Il premier Matteo Renzi si trova a Ypres, in Belgio, per il vertice Ue, dove avrebbe avuto una discussione accesa con la cancelliera tedesca Angela Merkel, in particolare riguardo alla flessibilità dei bilanci e alla possibilità di non contabilizzare nel Patto di Stabilità quanto viene versato per il cofinanziamento dei fondi Ue e il pagamento della pubblica amministrazione. Nel battibecco con la cancelliera tedesca, Renzi le avrebbe anche rinfacciato: “Noi rispettiamo e rispetteremo i patti: non faremo come fece la Germania nel 2003″, quando, appunto, Berlino non rispettò i parametri europei. In questo clima, anche la discussione sui nomi, e in particolare la nomina di Juncker a presidente della Commissione Europea, appare meno facile.

Il premier italiano aveva affermato in proposito: C’è un ok a Juncker, ma solo con un documento che indica dove vuole andare l’Europa. Come Pse siamo d’accordo su questo“. Poco prima, Renzi aveva invitato l’Europa ad occuparsi “di più di crescita e occupazione”. Juncker deve affrontare comunque la decisa opposizione della Gran Bretagna alla sua nomina a presidente della Commissione Ue, nomina che Londra non ha però i numeri per bloccare, dato che avverrà a maggioranza qualificata, e i contrari- oltre alla Gran Bretagna, l’Ungheria e, forse, l’Olanda e il Belgio- contano insieme 63 voti, mentre per bloccarla ne servirebbero 93. Il premier britannico David Cameron ha affermato alla BBC che Juncker “faticherà ad essere la voce delle riforme e del cambiamento in Europa”.

Manca comunque l’accordo tra i 28 leader europei su come rilanciare crescita, investimenti ed occupazione: è stata rinviata ad oggi la ricerca di un’intesa, e nella notte gli sherpa torneranno al lavoro sulla bozza programmatica presentata dal presidente Ue Herman Van Rompuy per “esplicitare in modo più chiaro” la questione di una maggiore flessibilità rispetto al documento consegnato ai leader. Rimane poi il rebus delle altre nomine, che verrà risolto definitivamente solo dopo il 16 luglio, quando la sessione plenaria del Parlamento avrà dato il via libera al presidente della Commissione designato. L’Italia potrebbe aggiudicarsi, con il suo ministro degli Esteri Federica Mogherini, la carica di Alto Rappresentante per gli Affari Esteri, al posto di Catherine Ashton, il che implicherebbe sicuramente un rimpasto nel governo italiano.

Quanto alle altre cariche, lo spagnolo De Guindos andrebbe quasi sicuramente all’Eurogruppo, mentre al Consiglio Europeo potrebbe andare la danese Thorning-Schmidt, l’ex premier italiano Enrico Letta o la bulgara Georgieva. La candidatura di Letta sarebbe sponsorizzata da diverse cancellerie, e porrebbe l’Italia di fronte alla scelta tra la carica di Alto Rappresentante per gli Affari Esteri e la presidenza del Consiglio Ue. Un’altra poltrona importante è quella degli Affari economici della Commissione, che andrebbe quasi sicuramente all’attuale premier finlandese Jyrki Katainen, uomo in perfetta sintonia con la politica del rigore di stampo tedesco.

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