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Val di Susa, marcia pacifica dei manifestanti

Val di Susa, marcia pacifica dei manifestanti

C’erano state previsioni fosche al preludio della manifestazione di domenica e con i precedenti di Roma non c’era di che biasimare i pessimisti; tuttavia fortunatamente ha vinto il buon senso e la civiltà ed i manifestanti hanno marciato pacificamente, seppure violando la zona rossa blindata dal Prefetto.

A tarda sera gli ultimi No Tav si sono ritirati dai Boschi di Clarea, dopo aver definitivamente rinunciato a tagliare le reti del cantiere della Torino-Lione come avevano promesso, facendo raggiungere la massima allerta alle forze dell’ordine, addirittura il Prefetto di Torino aveva aumentato l’area di quarantena per il cantiere a tutte le strade e perfino ai sentieri limitrofi. La polizia aveva praticamente preparato recinzioni e trincee, preparandosi allo scontro attendendosi la violenza dei Black Bloc come a Roma.

La giornata non è stata certamente tranquilla ed i reparti antisommossa hanno fronteggiato a lungo gli attivisti, ma fortunatamente senza che vi fosse la necessità di intervenire. 10000 manifestanti secondo gli organizzatori, 3000 secondo la questura, la solita guerra di numeri, che per fortuna fa notizia al posti di scontri e violenze.

Gli operai delle imprese Ltf hanno iniziato a togliere le barriere dai sentieri quando ormai era già buio ed oggi riprende la seconda fase dei sondaggi, mentre la trivella necessaria ai lavori è già stata posizionata nel grande piazzale d’asfalto.

Tutti contenti insomma. I No Tav hanno protestato, evitando che le violenze dei facinorosi oscurassero la loro comprensibile proposto, esprimendo pacificamente il dissenso come si fa nelle democrazie. Il capo della Digos, Giuseppe Petrozini, ha invece portato a casa un successo difficilmente prevedibile. Polizia e Carabinieri della compagnia di Susa, capitanati da Stefano Mazzanti, hanno fermato 15 manifestanti, con denunce per la detenzione di armi improprie, ma fortunamente sono gli unici facinorosi e non hanno avuto occasione di agire. La Torino-Lione però continua la sua costruzione e la guardia rimane alta per le future iniziative di protesta.