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Ucraina, Kiev attacca a Est: 38 morti a Odessa per un incendio

Ucraina, Kiev attacca a Est: 38 morti a Odessa per un incendio

E’ ormai guerra civile in Ucraina, dove l’esercito di Kiev ha lanciato venerdì mattina quella che ha definito un’operazione “anti-terrorismo” contro i separatisti russi nel Sud-Est. L’attacco, iniziato alle 4.30 locali (le 3.30 italiane), è stato sferrato a Sloviansky, una delle roccaforti della protesta, dove sono tenuti in ostaggio gli osservatori dell’Ocse, e vi sarebbero almeno una dozzina di vittime, e nella vicina Kramatorsk. A Odessa, riferiscono fonti ufficiali, sono morte trentotto persone in un incendio che ha invaso la sede dei sindacati e sarebbe stato appiccato dai separatisti filorussi. Per il governo “si è trattato di un gesto criminale“. Secondo altre versioni, però, sarebbero state le frange più radicali dei filo-Kiev a mettere a fuoco l’edificio dell’Unione dei sindacati, dove si erano rifugiati i filorussi dopo gli scontri.

Per il presidente ucraino ad interim Oleksandr Turcinov, le forze filorusse ad est hanno “subìto perdite considerevoli, con molti morti e feriti“, ma per i loro portavoce il bilancio è di soli cinque morti, tre delle forze di autodifesa e due civili. Il ministero della Difesa ucraino, invece, ha confermato l’abbattimento di soli due elicotteri MI-24 e del danneggiamento di un elicottero Mi-8. I separatisti filorussi hanno invece bloccato la circolazione dei treni nella regione orientale di Donetsk, occupando un centro di controllo per la rete ferroviaria. Mosca ha chiesto proprio all’Ocse di prendere misure per fermare “l’operazione punitiva messa in campo da Kiev, che Putin ha definito ” un’azione criminale” che di fattouccide le ultime speranze di mantenere in vita gli accordi di Ginevra.

Il ministero degli Esteri russo ha invece dichiarato: “Il ricorso all’esercito contro il proprio popolo è un crimine che porta l’Ucraina alla catastrofe“. Turcinov ha invece chiesto alla Russia di “fermare l’isteria e le minacce”. La Russia ha inoltre chiesto una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu per discutere della crisi ucraina. Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon, da parte sua, ha espresso “grave preoccupazione” per la situazione e ha fatto appello per una soluzione diplomatica e per il rilascio degli osservatori Ocse. Mosca ha inoltre lanciato un ultimatum sul gas a Kiev, minacciando che, ha spiegato il ministro dell’Energia russo Aleksandr Novak, se entro fine maggio non sarà pagata la fattura di giugno, Gazpromavrà il diritto di ridurre le sue forniture per l‘Ucraina o di mantenerle a livello pagato prima del 31 maggio“.

Il presidente statunitense Barack Obama e la cancelliera tedesca Angela Merkel hanno intanto ammonito che l’Occidente è pronto a far scattare contro la Russia la fase 3 delle sanzioni, quelle settoriali, soprattutto se saranno ostacolate le prossime elezioni presidenziali del 25 maggio. Obama, che si è detto inoltre “sconvolto per il trattamento riservato agli osservatori”, ha ammonito: “L‘Ucraina non può essere considerata un’appendice, un’estensione della Russia”. Il ministro della Difesa lituano Juozas Olekas ha reso noto che cinque navi di paesi Nato sono arrivate nel porto lituano di Klaipeda per “rinforzare la difesa della regione“: ciò sarebbe un segno della volontà della Nato di rassicurare la Lituania e le altre repubbliche baltiche, preoccupate per la tensione in Ucraina. 

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