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Tredici al Totocalcio, ma la ricevitoria è abusiva: niente premio

Tredici al Totocalcio, ma la ricevitoria è abusiva: niente premio

Vicenda davvero al limite dell’assurdo quella occorsa a Martino Scialpi, commerciante di Martina Franca, vincitore di una somma di denaro davvero cospicua per aver fatto tredici al totocalcio. Poco più di un miliardo di vecchie lire, che l’uomo aspetta di ritirare da oltre 30 anni. Il punto è che l’uomo dovrà aspettare ancora, giacché il Coni ha respinto la sua richiesta di vedersi pagato 9 milioni di euro, comprensivi di rivalutazione monetaria.

All’epoca, l’uomo non ha potuto incassare la vincita perché la schedina non aveva una matrice autentica. Per lungo tempo, infatti, l’uomo si è dovuto difendere in tribunale a Taranto dalle accuse di furto, truffa aggravata, falsità materiale e violenza privata.  Lo avevano accusato in molti  di aver rubato con la forza il bollino che allora si incollava sulla schedina per dimostrare la giocata alla ricevitoria. Ora, dopo 3 decenni, una sentenza ha stabilito l’autenticità della schedina, sebbene le indagini svolte abbiano dimostrato che la ricevitoria in cui fu elaborata la schedina era abusiva. Questa è stata la ragione per la quale il signor Scialpi ha intimato al Coni il pagamento della somma di denaro con diffida ad adempiere per responsabilità extracontrattuale.

Tuttavia, la richiesta è stata respinta dal Coni che, per mezzo del segretario Raffaele Pagnozzi, ha fatto sapere:

Non sussiste alcun presupposto per l’accoglimento dell’infondata diffida ricevuta dal Coni e i tagliandi matrice e spoglio relativi alla schedina esibita dal signor Scialpi non sono pervenuti presso l’archivio corazzato di Bari.

Ma prontamente è intervenuta anche la risposta del signor Scialpi, che ha dichiarato:

Il Coni non ha mai fornito prova che la matrice non era arrivata alla zona Totocalcio di Bari, poichè mai e poi mai ha esibito i verbali di custodia matrice dell’1 novembre 1981 e il verbale di spoglio del giorno 2 novembre 1981, circostanze su cui ‘sfidiamo’ la controparte a provare il contrario.

 

 

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