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Tangenti, spunta il nome di Alfano. Gli indagati puntavano al software delle Procure

Tangenti, spunta il nome di Alfano. Gli indagati puntavano al software delle Procure

E’ bufera sul ministro dell’Interno Angelino Alfano. Spunterebbe infatti anche il suo nome nelle intercettazioni riguardanti l’inchiesta “Labirinto”, coordinata dal procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo e dal sostituto Stefano Rocco Fava, e che, lunedì, ha fatto scattare 24 ordini di custodia cautelare per corruzione, riciclaggio ed associazione a delinquere, che avrebbe avuto come “mente” il faccendiere Raffaele Pizza, fratello dell’ex sottosegretario Giuseppe. La Guardia di Finanza, il 9 gennaio 2015, avrebbe infatti registrato una telefonata tra Pizza e Davide Tedesco, collaboratore politico di Alfano, in cui, scrivono le Fiamme Gialle, il faccendiere “sostiene di aver facilitato, grazie ai suoi rapporti con l’ex amministratore Massimo Sarmi, l’assunzione del fratello del ministro in una società del Gruppo Poste”: si tratterebbe di Alessandro Alfano, nominato nel 2013 dirigente di Postecom, la società dei servizi di Poste italiane, dopo essere stato segretario generale di Unioncamere Sicilia.

In tale conversazione, Pizza afferma infatti: “Angelino lo considero una persona perbene, un amico… se gli posso dare una mano… mi ha chiamato il fratello per farmi gli auguri… tu devi sapere che lui come massimo (di stipendio) poteva avere 170mila euro… no… io gli ho fatto avere 160mila. Tant’è che Sarmi stesso gliel’ha detto ad Angelino: io ho tolto diecimila euro d’accordo con Lino (il soprannome di Pizza) per poi evitare… Il motivo che non arriviamo a 170 è per evitare che poi dice “cazzo, te danno fino all’ultima lira”. Tedesco, allora, ribatte: Ma non lo dice come è entrato lì, il “sistema” per gestire gli appalti”. Il “sistema” viene descritto bene da Stefano Orsini, fratello di Alberto, commercialista che per gli investigatori è ai vertici dell’organizzazione e gestisce le aziende che devono ottenere gli appalti.

Lui cerca di creare i “fondi neri” con le false fatturazioni, mentre Raffaele Pizza si occupa dei rapporti con i politici e con le “altissime cariche istituzionali” citate dal giudice, perché “è capace di favorire la nomina, ai vertici degli enti e delle società pubbliche, di persone a lui vicine, così acquisendo ragioni di credito nei confronti di queste che, dovendo successivamente essergli riconoscenti, risulteranno permeabili ai suoi metodi di illecita interferenza nelle decisioni concernenti il conferimento di appalti pubblici e attività connesse“. Da un’altra telefonata intercettata nell’inchiesta si evince invece che il padre del leader di Ncd avrebbe mandato ottanta curriculum per presunte assunzioni alle Poste. Una delle indagate, infatti, afferma, a proposito di Alfano:La sera prima… mi ha chiamato suo padre… mi ha mandato ottanta curriculum… ottanta… dicendomi… non ti preoccupare… tu buttali dentro… la situazione la gestiamo noi… e il fratello comunque è un funzionario di Poste… anzi è un amministratore delegato di Poste...”

Il ministro, estraneo all’indagine, ha commentato affermando: Siamo di fronte al ri-uso politico degli scarti di un’inchiesta giudiziaria. Ciò che i magistrati hanno studiato, ritenendolo non idoneo a coinvolgermi in alcun modo, viene usato per fini esclusivamente politici. Le intercettazioni non riguardano me, bensì terze e quarte persone che parlano di me. Persone, peraltro, che non vedo e non sento da anni”. Pizza ed altri due imprenditori, Danilo Lucangeli e Gianni Nastri, volevano inoltre realizzare la “mandrakata“, ossia diventare fornitori esclusivi per la pubblica amministrazione della gestione del sistema Tiap, il “Trattamento informatizzato Atti processuali“, utilizzato anche alla Procura di Roma, per poter così accedere ai fascicoli giudiziari, e per fare ciò riescono anche a contattare il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini e ad incontrare parlamentari del Pd, e vogliono agganciare il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti e coinvolgere Marco Carrai, ossia alcuni esponenti del “Giglio Magico” che ruota attorno al premier Renzi. Fra gli indagati vi è l’ex direttore generale dell’Inps Vittorio Crecco, poiché gli imprenditori volevano aggiudicarsi appalti anche in ambito Inps/Inail, e avrebbero contattato a tale scopo l’attuale presidente Tito Boeri, anche tramite l’ex amministratore delegato di Poste Massimo Sarmi. 

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