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Senato, si alla legge di stabilità. Forza Italia va all’opposizione

Senato, si alla legge di stabilità. Forza Italia va all’opposizione

Il Senato, in nottata, ha approvato la fiducia chiesta dal governo sul maxiemendamentoche sostituisce la legge di stabilità, con 171 si e 135 no. In mattinata la legge è stata approvata definitivamente dal Senato, e ora passerà alla Camera. Il voto di questa notte ha segnato anche l‘uscita dalla maggioranza di Forza Italia. Il capogruppo al Senato Paolo Romani aveva annunciato nel pomeriggio: Non ci sono più le condizioni per proseguire nella collaborazione con questo governo. Ci siamo sentiti emarginati, buttati fuori dalla maggioranza, ma abbiamo continuato a inseguire il governo nella ricerca di un confronto. Il maxiemendamento alla legge di stabilità è assolutamente irricevibile”. E il capogruppo alla Camera Renato Brunetta ha confermato:Ritiriamo l’appoggio al governo e passiamo all’opposizione. Questo non può non avere conseguenze sul quadro di governo e istituzionale”.

Forza Italia ha infatti richiesto che, visto il cambio di maggioranza, il premier si recasse al Quirinale e che vi fosse un passaggio formale in Parlamento, ma Napolitano, dopo aver incontrato Letta, ha spiegato in una nota: “La necessità di verificare la sussistenza di una maggioranza a sostegno dell’attuale governo sarà soddisfatta in brevissimo tempo durante la seduta in corso al Senato con la discussione e la votazione sulla già posta questione di fiducia”. E il vicepremier Angelino Alfano ha replicato ai forzisti: La legge di stabilità è una scusa che non regge di fronte alle difficoltà del paese”. Il nodo politico centrale rimane infatti la decadenza da senatore di Silvio Berlusconi, sulla quale si voterà oggi alle 19.

Quanto al provvedimento licenziato dal Senato, il viceministro dell’Economia Stefano Fassina ha precisato che il governo rimane “consapevole” che “ben più robusti interventi sarebber0 stati necessari” nella legge di stabilità, che però interviene positivamente sulle tasse poichè “riduce la pressione fiscale su famiglie e imprese”, e “da una parte viene dato ossigeno alla ripresa economica” con misure per gli investimenti, mentre “dall’altra si sostengono i redditi delle famiglie e l’equità, che sono le principali variabili macroeconomiche per la ripresa”. Fra le novità, è prevista una forma sperimentale di reddito minimo garantito per le grandi aree urbane, i cui fondi (120 milioni di euro) proverranno da un taglio alle “pensioni d’oro” sopra i 90 mila euro, che sarà del 6% per quelle da 90 a 128 mila euro, del 12% per quelle tra i 128 e i 193 mila euro, del 18% per quelle sopra i 193 mila euro.

Alle Regioni colpite da calamità naturali andranno invece circa 68 milioni di euro provenienti dalla riduzione del finanziamento pubblico ai partiti. Per “rottamare” le vecchie cartelle di Equitalia, bisognerà pagare il 100% della sanzione e della tassa stabilita, ma gli interessi verranno azzerati. Non è più prevista la sanatoria sulle spiaggie e la norma che rivede le concessioni demaniali marittime. E’ previsto invece un taglio del cuneo fiscale, con detrazioni fino a 225 mila euro per i redditi fino a 32 mila euro. Quanto alla tassa sulla casa, la Trise sarà sostituita dalla Iuc, composta dall’Imu, che non si pagherà sulla prima casa, dalla Tari sulla raccolta di rifiuti e dalla Tasi, sui servizi indivisibili, sulla quale i comuni potranno applicare delle detrazioni.

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