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Rossella Urru, le foto dopo il rilascio

Rossella Urru, le foto dopo il rilascio

Senza metafore, si tratta sicuramente della fine di un incubo. Parliamo di Rossella Urru, finalmente libera e tornata in Italia. La cooperante italiana, 30 anni, originaria di Samugheo, in provincia di Oristano, è stata rapita nella notte tra il 22 e il 23 ottobre 2011 in un campo profughi dell’Algeria. Dopo 9 mesi, la Urru è stata rilasciata in Mali insieme a due cooperanti spagnoli Enric Gonyalons e Ainhoa Fernandez. Per il loro rilascio sembra che sia stato pagato un riscatto di 15 milioni di euro.

 

Questo, perlomeno, secondo quanto riferito da un portavoce del gruppo MOJWA (Movimento per un’unica jihad nell’Africa occidentale), il gruppo islamista del Mali responsabile del sequestro. “Abbiamo ottenuto anche il rilascio di un mujahedeen da una prigione in Mauritania“, ha riferito Walid Abu Sarhaoui.

La 30enne è atterrata a Ciampino con un volo proveniente dal Burkina Faso. Ad attenderla con ansia e prevedibile emozione la madre, il padre, due fratelli, nonché diverse autorità, tra cui anche il Presidente del Consiglio Mario Monti. Prevedibili le reazioni entusiaste per la liberazione della Urru. Il ministro per la Cooperazione internazionale, Andrea Riccardi, ha dichiarato:

È finito un incubo. Il primo pensiero è rivolto a Rossella Urru e ai suoi familiari, che ora possono finalmente uscirne. Rossella è una cooperante, una donna coraggiosa, che crede nel valore della solidarietà e della promozione del dialogo tra i popoli. È figlia dell’Italia migliore, quella che guarda al futuro, quella di cui possiamo tutti essere fieri.

Così come lo stesso Premier Mario Monti che ha espresso gioia:

Lodo il lavoro degli organi dello Stato, che con professionalità e impegno si sono prodigati per la liberazione della nostra connazionale. Li ringrazio per questo ulteriore successo che l’Italia può segnare nella lotta contro il terrorismo internazionale.

Appena scesa dall’aereo, le prime parole di Rossella Urru sono state:

Sto bene, spero di continuare a lavorare nella cooperazione. Si tratta di un lavoro rischioso, il rischio l’ho vissuto in prima persona, ma spero di tornare in Africa al più presto. Sono stata trattata bene, sto bene, sono in forze, finalmente è finito.

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